Tre uomini e un città multietnica: Napoli. E' Into Paradiso, opera prima della milanese Paola Randi, che reduce dal Controcampo Italiano dell'ultima Mostra di Venezia arriva in sala l'11 febbraio in 30 copie distribuito da Cinecittà Luce.
Travolti da un insolito destino multietnico, a ritrovarsi su un attico fatiscente del quartiere Cavone sono i tre protagonisti: lo scienziato stralunato e appena licenziato Alfondo D'Onofrio, interpretato da Gianfelice Imparato, il politico colluso con la camorra Vincenzo Cacace, ovvero Peppe Servillo, e l'ex campione di cricket srilankese Gayan (l'esordiente Saman Anthony), che si vedranno costretti a uan forzata convivenza per sottrarsi ai sicari.
Low cost (900mila euro di budget), prodotto da Acaba Produzioni con Cinecittà Luce, sceneggiato dalla regista con Luca Infascelli, Chiara Barzini e Antonella Antonia Paolini e splendidamente musicato da Fausto Mesolella degli Avion Travel, Into Paradiso fotografa “un'Italia multietnica con leggerezza e ironia: attraverso uno scienziato precario e uno straniero, racconto un'analoga crisi di identità”, sottolinea la Randi, spiegando come “nel finale abbia voluto dare speranza, senza tramutare i miei protagonisti in Rambo e Rocky”.
Viceversa, Imparato, già don Ciro in Gomorra, evidenzia “la Napoli autentica, priva di secche retoriche, perché la regista è milanese e non napoletana”, mentre la Randi dice di aver affidato proprio al personaggio di Alfonso “un sogno a occhi aperti, lavorando sulla memoria emotiva per reinterpretare la realtà”.
Servillo parla, invece, della “dimensione teatrale che ci ha unito subito tutti e tre”, mentre Saman Anthony rileva come “sognare in Italia è molto difficile, e di noi srilankesi è vero quel che si dice nel film: ci facciamo i fatti nostri”. Ma qual è la Napoli ritratta da Into Paradiso? “Capace di accogliere: è l'ultimo aspetto nobile che ci è rimasto”, conclude Imparato.