In equilibrio tra autorialità ed industria, il cinema lombardo di questi anni ha dimostrato una vitalità senza precedenti. Da Vittorio Rifranti a Federico Rizzo, da Simone Scafidi a Giovanni Covini, ad emergere non è tanto una scuola ma uno straordinario momento creativo - una "linea lombarda" - in cui registi dal background variegato si sono imposti all'attenzione della critica grazie ad opere diverse nei temi ma accomunate dalla medesima volontà di andare oltre il recinto generazionale. Rendere esistente ciò che c'è, rompere l'inerzia delle "visioni" e portare a spasso un cinema ostinato, resistente e urgente. Questi i punti di contatto e le intenzioni di un'esperienza artistica nuova, coraggiosa e vitale. E, da oggi, itinerante. "Milano che emigra: La linea lombarda del cinema" è il nome di una rassegna che parte dal Detour di Roma, dove fino al 27 gennaio avremo la possibilità di vedere tra gli altri Tagliare le parti in grigio di Rifranti, premiato con il Pardo Opera Prima al 60mo Festival di Locarno, Gli arcangeli di Scafidi, uscito in sala la scorsa settimana, e Senza tregua di Marco Pozzi. Ogni proiezione sarà seguita dall'incontro con gli autori.