Un'inchiesta su alcuni casi di pedofilia che hanno coinvolto la Chiesa Cattolica, partendo dalla testimonianza di quattro uomini sordomuti americani che furono vittime degli abusi del direttore della loro scuola, padre Lawrence Murphy, e che da adulti hanno trovato la forza di denunciare l'accaduto. Intrecciando questi “fatti di Milwaukee” con analoghi episodi accaduti in Irlanda e in Italia (Verona, all'Istituto per sordomuti Provolo), interviste e documenti inediti, il regista Alex Gibney dirige Mea Maxima Culpa - Silenzio nella casa di Dio, documentario nelle nostre sale dal 20 marzo con Feltrinelli Real Cinema, che poi lo distribuirà anche in homevideo.
A presentarlo alla stampa a Roma, insieme al regista premio Oscar per Taxi to the Dark Side (2007), anche due delle talking heads di Mea Maxima Culpa: Robert Mickens del londinese The Tablet e il vaticanista del Fatto Marco Politi, che ricordando le parole di Papa Francesco, “Una chiesa povera e per i poveri”, sottolinea come “i più poveri siano le vittime di abusi ancora nascosti: spero entrino nell'agenda del papa. Se Benedetto XVI ha decretato pene più severe per gli abusi, ma non ha aperto gli archivi vaticani e diocesani, nella Chiesa italiana c'è un'inerzia su questo tema, a differenza di quanto accade per esempio in Belgio e Germania, dove in ogni diocesi ci sono vescovi responsabili del dossier pedofilia e psicologi”. Rincara la dose Mickens, che parla di “vittime doppiamente abusate: nella loro fede e nella loro innocenza. Spero il nuovo Papa se ne faccia carico”. “Se in Italia - continua Mickens - questi casi di pedofilia non vengono alla luce”, Politi li quantifica in “3mila, perché ci sono 200 diocesi e nessuna inchiesta, fuorché in quella di Bressanone dove, appunto, sono emersi 15 casi in 40 anni, con conseguente allontanamento di preti e risarcimento delle vittime”.
“Le cifre sono importanti – ribatte Gibney – ma non dimentichiamo il lato umano: queste persone, i miei quattro eroi sordomuti di Milwaukee, hanno sofferto, hanno lottato una vita intera per far sentire la propria voce e mettere fine alla sordità della Chiesa: questo è il cuore del film”. Che chiama in causa anche Joseph Ratzinger, quale Papa e ancor prima quale Prefetto della congregazione per la dottrina della fede: “Con le sue dimissioni ha ammesso di non essere in grado di affrontare anche questi scandali, speriamo Francesco ne sia capace”, dice Mickens, mentre Politi evidenzia la “personalità complessa di Ratzinger, cresciuto con la parola d'ordine “non creare scandalo”, ma che da Papa ha smascherato i crimini di Marcial Macel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, sebbene non abbia decretato l'obbligo per i vescovi di denunciare gli abusi”. “Il mio sogno – prosegue Politi – è che Francesco incontri le vittime di abusi italiane e permetta loro di uscire allo scoperto, ponendo fine alla cultura del silenzio. Esiste un complesso di vergogna e colpa inflitto paradossalmente alle vittime piuttosto che ai criminali: in altri paesi i processi sono più svelti, in Italia anche per il sistema giudiziario non è così”.
In anteprima al festival di Toronto 2012, Mea Maxima Culpa – Silenzio nella Casa di Dio è già uscito negli Usa, in Irlanda e Australia e, sottolinea Gibney, “non è un attacco alla fede: ho separato la fede dai crimini”. Conclude Politi: “Dovrebbe essere proiettato in tutti gli oratori, da parte mia vorrei fare un'opera teatrale con tutte le testimonianze delle vittime italiane”.