L’hanno definita in tanti modi Marta Marzotto: regina dei salotti, prima influencer, “nuvola bionda” (copyright Renato Guttuso). Titoli distinti – c’è stato anche quello nobiliare: contessa – di una medesima narrazione, dell’eroina da rotocalco, soave e colta, acuta e leggera, l’intellettuale mondana.

A questa sfilza di binomi, più riduttivi che ingiusti, La musa inquieta di Massimiliano Finazzer Flory ne aggiunge un altro, questo sì sorprendente e spaiato: “Marta Marzotto stava dalla parte della creazione. Una musa che ispirava e proteggeva. Inquieta, perché si può stare tranquilli solo quando si è inquieti. L’inquietudine la muoveva a una ricerca di pace”, spiega il regista milanese nel presentarci il suo nuovo lavoro dedicato alla celebre stilista italiana scomparsa cinque anni fa.

Un racconto in soggettiva, con la Marzotto inquadrata sempre di spalle, mentre attraversa spazi, oggetti, creazioni, che ne hanno segnato la vita. E la voce over (di Finazzer Flory) che ne raccoglie i pensieri dell’ultimo scorcio di vita, parole da fine viaggio, pacificate: “Come nel capolavoro di Proust, Alla ricerca del tempo perduto – dice Finazzer Flory - Marta ha cercato negli oggetti qualcosa che potesse sopravvivere al tempo, la luce della memoria”.

Uno in particolare, riveste un significato speciale, La Madonna del libro di Botticelli.  In onore della figlia Annalisa, scomparsa troppo presto, Marta Marzotto l’ha fatto restaurare per donarlo al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

Il quadro diventa il fil rouge de La musa inquieta, “il racconto di una madre che perde una figlia e decide di ricordarla con un dipinto. E di una figlia che perde una madre e decide di ricordarla con il film”. La figlia è Diamante, che ha avallato il progetto e ha impersonato la madre sul set, perché “ogni figlia incarna qualcosa di sua madre”.

Suggestioni che s’intrecciano come trame di un abito e che conferiscono a questa docu-fiction, o meglio fiction-docu (perché, come ricorda Finazzer Flory, “dalla finzione, che non è menzogna, possiamo giungere alla verità”), un timbro lontano, un sussurrare di fantasmi.

“Con La musa inquieta voglio lasciare una testimonianza – conclude il regista -, quella di una donna che è stata una grande amante della creazione, un’impagabile mecenate dell’arte. Una missione che per Marta Marzotto ha significato vocazione, fede. Il suo testimone oggi lo hanno raccolto in poche. Viviamo un’epoca avara di mecenati dell’arte”.

La musa inquieta verrà proiettato in anteprima giovedì 9 settembre, alle 12.30, presso lo spazio dell’Ente dello Spettacolo alla Mostra del Cinema di Venezia. Interverranno il regista e Diamante Marzotto.