La solitudine, la convivenza forzata, l'apertura di uno spiraglio per un'esistenza meno grigia: l'anziana Gemma (Ilaria Occhini) e la giovane Angela (Dorotheea Petre), badante rumena che poco a poco riesce a smussare la durezza della prima. E' Mar Nero, opera prima di Federico Bondi già apprezzata a Locarno, prodotta e distribuita (dal 30 gennaio, in circa 10-15 copie) da Kairòs Film. "La storia - racconta il regista, anche autore della sceneggiatura insieme ad Ugo Chiti - nasce da un'esperienza autobiografica, dalla suggestione derivata dalla profondità di una straordinaria partecipazione emotiva tra mia nonna e la sua giovane badante rumena: Angela arriva in Italia per la prima volta e si trova ad accudire 24 ore su 24 una donna ormai sola, stanca della vita, dura e per certi versi insopportabile. La ragazza dimostra sin da subito una forte personalità, una sorta di professionalità della pazienza e dell'ascolto, trasmettendo in questo modo vivacità a Gemma, con la quale nascerà un'amicizia, un rapporto madre-figlia o nonna-nipote".
Ad incarnare il complicato ruolo di Gemma, la navigata attrice di teatro Ilaria Occhini, premiata a Locarno: "E' stata una grande esperienza - dice l'attrice - figlia di un lungo percorso teatrale, che mi ha permesso di conoscere meglio la solitudine di certe persone anziane, che a poco a poco si fanno più diffidenti, perdono la speranza, e piuttosto che farsi appioppare la badante preferiscono morire da sole".
Girato in un quartiere periferico di Firenze e a Sulinas, in Romania, sul Mar Nero, dal punto di vista estetico "il film è realizzato in una forma essenziale, il più semplice possibile - racconta il regista - per rispettare in un certo senso l'intimità che avevo riscontrato in quello spaccato di vita: un cinema realista, che trae ispirazione da Rossellini fino ai fratelli Dardenne".
Circa 800 mila euro di budget e riscontri positivi nel percorso festivaliero intrapreso finora, Mar Nero affronta adesso le sale: "Finora siamo andati ben oltre le aspettative - continua Bondi - e se adesso arriviamo in sala si deve soprattutto alla costanza del produttore, Francesco Pamphili, che ha creduto al progetto sin dalla sua genesi. Se può servire a qualcosa, e lo dico non da sociologo, spero che il film possa aiutare a comprendere quanto siano soli i nostri anziani e quanto, alle volte, un sodalizio come quello tra Gemma e Angela possa donare prospettive future a persone che, come mia nonna, hanno imparato nuovamente l'importanza di esserci, e di continuare a vivere".