Il Presidente, il Consiglio di amministrazione, il Direttore della Mostra del Cinema e la Biennale di Venezia tutta esprimono il loro cordoglio per la scomparsa di Cecilia Mangini, sceneggiatrice e regista, prima donna nel dopoguerra a documentare il nostro Paese al cinema, e della quale i primi importanti lavori sono stati presentati, discussi e premiati a Venezia.

Nel 1958 Cecilia Mangini presenta alla Mostra il primo documentario da lei diretto, Ignoti alla città, dedicato a coloro che vivono ai margini, scritto in collaborazione con Pier Paolo Pasolini. Sempre su soggetto di Pasolini realizza La canta delle marane, sui giochi dei ragazzi di periferia intorno ai fossi d’acqua (marane), presentato alla Mostra del 1962.

Nel 1961 viene proiettato per la prima volta al Lido a margine della Mostra, nella Sala Volpi affittata e all’Excelsior, il documentario All’armi siam fascisti! realizzato da Cecilia Mangini con Lino Del Fra e Lino Micciché, inedita riflessione visiva sulla storia del fascismo col commento di Franco Fortini.

Nel 1962 Cecilia Mangini ottiene il Gran Premio Leone di San Marco per i documentari con Fata Morgana, realizzato come molti altri lavori in sodalizio con Lino Del Fra. Fata Morgana è il nome del treno che arriva a Milano dal Sud d’Italia, il treno degli emigranti.

Nel 1963 partecipa con il cortometraggio Felice Natale, cronaca di un Natale tipicamente italiano degli anni ’60.

Nel 2017 Cecilia Mangini era presente alla proiezione alla Mostra del documentario Lievito madre. Le ragazze del secolo scorso di Concita De Gregorio ed Esmeralda Calabria, dove la Mangini è fra le protagoniste intervistate.

Il Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, ricorda: “Negli ultimi anni, come Presidente e Ad di Istituto Luce Cinecittà, ho collaborato con gli amici del Cinema del Reale alla realizzazione di alcune mostre fotografiche di Cecilia Mangini. Alcune foto erano state ritrovate, restaurate e ristampate. Ho incontrato un’artista generosa ed entusiasta come una ragazzina, rigorosa ed esigente da grande professionista quale era, gioiosa e grata alla vita senza autocompiacimenti, per la consapevolezza di aver dato molto alla cultura e all’arte”.