(Cinematografo.it/Adnkronos) - Aperta alle 9.30 di stamattina la camera ardente allestita in Campidoglio per l'ultimo saluto a Michelangelo Antonioni, l'uomo, l'artista, il regista. Una foto gigante, in bianco e nero, è posta vicino al feretro e un video ricorda film e momenti importanti della vita di Antonioni. Sono in tanti a rendere omaggio al Maestro e a porgere le condoglianze alla vedova, Enrica Fico, che ricorda il marito: "Un grandissimo uomo. Anzi, direi prima uomo, poi artista e poi regista. Con lui ho fatto un grande viaggio e per me è stato sempre un maestro; poi è ritornato bambino e mi ha fatto tornare nell'infanzia. I miei 35 anni vissuti con lui - ha continuato la vedova - sono stati fatti di tante cose, anche di silenzio. Comunicavo con lui in tanti modi, a volte anche urlando". Arrivano uno dopo l'altro Gianni Letta ("I ricordi sono tanti sul maestro Antonioni. Ci ha svelato le inquietudini del nostro tempo, facendoci capire i pericoli del vuoto, ossia quando una società perde i suoi valori"), Mario Monicelli ("Ha saputo raccontare come nessun altro il disfacimento della borghesia. Ha saputo anticipare i tempi, e si vede infatti come siamo andati a finire. Eravamo amici al di fuori della professione, il suo cinema sì era molto riservato ma lui nella vita era disponibile e non era un musone"), Citto Maselli ("Sessant'anni fa ho incontrato per la prima volta Antonioni, da allora è nata una splendida amicizia. Con l'orgoglio e l'onore di chi lo ha conosciuto, a sessant'anni di distanza, posso dire che Antonioni era e sarà un grande uomo del '900"), Carlo Freccero, Pasquale Squitieri. Il quale, ricorrendo ad una metafora calcistica, ricorda: "Noi avevamo un tridente d'attacco, erano Visconti, Antonioni e Fellini. Loro segnavano sempre anche se qualche volta si giocava male".
Anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni, intervenuto per l'estremo saluto al Maestro, ha ricordato che "il nostro Paese ha perso un grandissimo Maestro. Io ho perso la persona alla quale devo molto del mio innamoramento per il cinema. Michelangelo Antonioni è infatti uno dei registi al quale devo interi pomeriggi passati a vedere e a rivedere i suoi film, per fissare immagini che rimarranno per sempre nella nostra memoria e che sono state davvero un linguaggio attraverso il quale la mia generazione ha saputo parlarsi, e forse capirsi, in un momento in cui tutto si trasformava e cambiava rapidamente. C'è un paradosso esaltante nel suo cinema: lui, definito da molti, e con molta semplicità, come il regista che  ha raccontato la difficoltà, quasi la paralisi della comunicazione ha diretto film capaci di parlare e di spiegare quello che ci stava  succedendo. Inseguendo sempre la bellezza, perché, diceva  Michelangelo, 'i film vanno fatti per essere più belli possibile'.  Per queste e molte altre ragioni mi mancherà moltissimo il suo sguardo. Non solo lo sguardo di uno dei più grandi maestri della  cinematografia mondiale, non solo lo sguardo di uno dei più grandi  pittori del nostro cinema, ma anche lo sguardo di un amico che, quando la parola non poteva più essere suono, era capace di comunicarti  emozioni e pensieri semplicemente guardandoti". Si unisce al cordoglio, poi, il senatore dell'Ulivo Furio Colombo: "Ho tanti ricordi di Michelangelo Antonioni, ci conosciamo e frequentiamo da sempre. Abbiamo viaggiato in Cina e negli Stati Uniti, abbiamo lavorato con Calvino e Berlinguer. Siamo stati insieme alla Convenzione democratica del 1968. Ho perso un amico".