Louis Malle a Roma. Al Filmstudio fino all'8 febbraio ritorna la retrospettiva organizzata da France Cinéma - Associazione Francois Truffaut presieduta da Aldo Tassone (autore del catalogo-saggio edito da Aida). Curata da Françoise Pieri, la rassegna mette in primo piano i documentari di un autore d'avanguardia, poco amato in patria, che nel '57, dopo una breve esperienza come assistente di Bresson, anticipò la Nouvelle Vague con Ascensore per il patibolo. Atlantic City, Soffio al cuore, Il danno, Pretty baby, Zazie nel metrò, Viva Maria!, Au revoir les enfants, Lacombe Lucien nel carnet di Malle, la retrospettiva offre 22 titoli - di cui molti tra quelli citati - compresi tre inediti: il saggio di diploma Crazéologie; Vive le Tour, mediometraggio sulle fatiche dei ciclisti al Tour de France; Close up, ritratto confidenziale di Dominique Sanda. La retrospettiva della fiorentina France Cinéma toccherà poi Torino (12 - 30 febbraio, Museo del Cinema), Parma, Bologna, Udine e Pordenone, Napoli e infine Trieste a maggio. Regista colto e ribelle, borghese e curioso, amante delle donne e dell'Italia ("Il vostro cinema? E' figlio di Giotto e Monteverdi"), scomparso prematuramente nel 1994 - mentre si preparava a girare a Cinecittà un film su Marlène Dietriech -, Malle rifiutò sempre di essere inquadrato e classificato: " Chi fa sempre lo stesso tipo di film è un uomo morto. Io? Odio le definizioni, non voglio essere imbalsamato in un'etichetta. Sono solo un ricercatore, un esploratore che osserva e si interroga".