“Siamo partiti dalla notizia di Silvio Berlusconi ai lavori sociali, ma poi abbiamo voluto allargare lo scenario. Abbiamo costruito la figura di un uomo votato al denaro, all’accumulo, che, come tutti i capitalisti senza scrupoli, finisce anche con l’essere simpatico. Il cinema di oggi si rivolge spesso alla borghesia: noi invece raccontiamo un problema sociale, la povertà, con uno spirito leggero, come nelle grandi commedie”. Così Daniele Luchetti presenta Io sono Tempesta, nelle sale dal 12 aprile distribuito da 01 Distribution.

“Qualche anno fa speravamo nell’avvento del socialismo, poi l’ismo è sparito ed è rimasto solo il social. E in questo mondo tutti sono convinti di essere sullo stesso piano. Tutti possono farsi un selfie davanti al tramonto e sentono di avere le stesse opportunità dei ricchi. Una volta le differenze sociali si combattevano con le lotte di classe, oggi invece si usano i like”, aggiunge Luchetti.

In Io sono Tempesta s’incontrano due realtà opposte: quella di un importante uomo d’affari, condannato a un anno di lavori socialmente utili per frode fiscale, e quella di un padre e di un figlio travolti dalla crisi. Numa Tempesta, interpretato da Marco Giallini, non sa che cosa sia la miseria, vive nel lusso e si ritiene superiore alla legge. Per una vecchia condanna si trova a contatto con i disperati, con chi dorme in mezzo alla spazzatura. Lui pulisce i bagni e sfama chi non ha un tetto sulla testa. Non è di certo un santo, anzi è un mascalzone, e presto dovrà fare i conti con la giustizia.

 

“Non mi sono ispirato a Sordi, a Berlusconi o a Ricucci. Luchetti mi ha cucito addosso la parte, che si è evoluta durante le riprese. Mi ha insegnato molto. Tempesta mi è rimasto nel cuore. Sono un attore che dà piena fiducia a chi lavora dietro la cinepresa, e il regista mi ha sempre sostenuto”, spiega Marco Giallini.

Elio Germano, per la terza volta a fianco di Luchetti dopo Mio fratello è figlio unico e La nostra vita, presta il volto a un senzatetto con un figlio a cui pensare. “Quando Luchetti mi chiama, rispondo senza neanche leggere il copione. Questa storia è diversa da quelle precedenti. Gli altri film erano girati con la macchina a mano, le inquadrature sui personaggi erano strette. Qui la macchina da presa era lontana e avevamo molta libertà di movimento. Non serviva parlarsi tanto: ormai ci capiamo al volo”.

Eleonora Danco presta il volto a una donna che lavora con i poveri da anni. “Non esistono buoni o cattivi. In Io sono Tempesta non c’è redenzione. Il potere riesce a corrompere a ogni livello, anche i più umili e gli ingenui. La morale è morta tanti anni fa. In fondo, il mio personaggio è un’estremista, e si avvicina molto alla religione. Il conflitto interiore è forte, come quello che dovrebbe far riflettere gli spettatori davanti al grande schermo”.