E' considerata musa ed erede di Ingmar Bergman, ma è a un regista italiano che Liv Ullmann deve l'avere scelto di fare del cinema la sua vita: "Ho sentito la 'vocazione' - confessa - quando, ancora adolescente, ho visto per la prima volta i film di Vittorio De Sica. Grazie a opere come Miracolo a Milano, Ladri di biciclette e Umberto D. ho cambiato completamente la mia visione del mondo e ho capito che la vita era anche qualcos'altro rispetto a quella che conosceva una privilegiata ragazzina norvegese qual ero io all'epoca". La regista e attrice - ospite a Viareggio del festival EuropaCinema, per festeggiare i 90 anni di Mario Monicelli, con il quale ha lavorato in Speriamo che sia femmina - questa mattina è stata protagonista di una delle Lezioni di Cinema organizzate dalla manifestazione diretta da Felice Laudadio. Accolta da un lungo e caloroso applauso, Liv Ulmann ha parlato a lungo di sé e del suo lavoro. "Essere regista - dice - è un privilegio perché attraverso il cinema si può ancora sperare di cambiare il mondo, soprattutto oggi che viviamo in una società in cui si stenta a credere a quello che dicono in tv e nei giornali presidenti, primi ministri e politici". Poi l'attrice ha sfogliato con il pubblico del festival il suo album dei ricordi, dal rapporto con Bergman ("Il più bel complimento? Quando ha detto di considerarmi il suo Stradivari") a quello con gli autori di casa nostra: Mauro Bolognini, per il quale ha recitato in Mosca addio ("Mi ha sempre ricordato Bergman per la profonda conoscenza e per il rispetto che nutriva nei confronti degli attori"), Nanni Moretti ("Da giurata a Cannes mi sono battuta con forza perché dessero la Palma d'Oro alla Stanza del figlio) ed Ermanno Olmi ("Quando ho visto L'albero degli zoccoli mi sono sentita fiera di fare questo mestiere"). Tra i tanti ricordi indimenticabile - racconta - quello dell'incontro tra "due geni": "Mi trovavo a New York e Woody Allen mi chiese di fargli conoscere Bergman, così organizzai una cena e li feci incontrare. Per tutta le sera non si dissero una sola parola, ma si limitarono a squadrarsi a vicenda. Alla fine Allen mi diede un passaggio a casa e tutto emozionato mi ringraziò per la magnifica esperienza, da parte sua Bergman mi telefonò e disse che era stato un incontro bellissimo. Era come stare contemporaneamente in una commedia di Allen e in un film dark di Bergman". Insieme la Ullmann e il regista svedese hanno fatto 11 film, tra i quali Persona (1966) La vergogna (1968), Sussurri e grida (1972), Scene da un matrimonio (1973), Sinfonia d'autunno (1978) e il più recente Saraband (2003). "Bergman è l'unico pubblico al quale riesco a raccontare tutto di me" dice la regista e attrice che questa estate dovrebbe iniziare a girare il suo nuovo film A Doll's House, ispirato all'omonimo romanzo di Henrik Ibsen. "Racconto la storia di una donna, Nora, costretta per la prima volta nella sua vita a compiere delle scelte. Ho interpretato questo personaggio a teatro circa 30 anni fa, ma questa volta il ruolo della protagonista non sarà mio. Penso che una regista non debba mai essere anche attrice sullo stesso set".