"Ogni riferimento a persone, luoghi e fatti è puramente casuale", recita l'ormai abituale didascalia nei titoli di coda di Pranzo di Ferragosto, esordio alla regia di Gianni Di Gregorio in concorso alla Settimana della Critica : "Non è certo così - ammette l'autore nonché attore protagonista del film - quello che mettiamo in scena nasce e si sviluppa dalla mia esperienza personale di 60enne che per dieci anni ha vissuto con una madre vedova e dal dubbio che mi accompagna da quando, nel 2000, ho rifiutato di ospitare la mamma dell'amministratore di condominio per le vacanze di ferragosto. Mi sono sempre domandato che cosa sarebbe potuto accadere".
E la risposta, almeno sullo schermo, arriva limpida e chiara: Gianni vive a Trastevere con l'anziana mamma, vedova da un po'. Non si può allontanare per le vacanze, e quando Alfonso, l'amministratore di condominio, gli propone di cancellare alcune morosità se ospita sua madre per ferragosto, pur titubante accetta. Marina però arriva con Maria, zia di Alfonso, e poco più tardi si presenterà anche Grazia, mamma del medico di famiglia. Il quadro è completo: Valeria De Franciscis, Marina Cacciotti, Maria Calì e Grazia Cesarini Sforza. 355 anni in 4, non attrici scelte da Di Gregorio per raccontare, in chiave ironica, un argomento comunque delicato: "Sono rimasto segnatissimo da quel periodo vissuto con mia madre - racconta Di Gregorio - e ho voluto portare sullo schermo l'aspetto meno retorico di una realtà che, oggigiorno, accomuna molte persone della mia età, la convivenza con genitori prossimi ai 90 anni. All'inizio non avevo pensato anche di interpretare il film, poi però mi sono reso conto che per la parte serviva qualcuno con il bicchiere sempre in mano, vessato dai debiti e trasteverino doc: non potevo essere che io...". Attrici per caso, due di loro (Marina e Maria) trovate in due centri anziani, una (Grazia) zia del regista, l'altra - Valeria, nel film la mamma - già utilizzata 8 anni fa da Garrone in Estate romana (con Di Gregorio aiuto regista), le quattro arzille vecchiette arrivano al Lido senza nessun timore reverenziale: "Nessun imbarazzo, è stato tutto molto naturale - assicura Marina - a parte quando mi hanno detto che avrei preso parte al film. Come faccio a venire a Roma da Ostia?, non sapevo mi avrebbero mandato a prendere... Ma adesso - chiede un po' preoccupata ai giornalisti - per quanto continuerete a considerarci attrici?". "Abbiamo cercato di rubare gli aspetti caratteristici di ognuna di loro - ricorda ancora Di Gregorio - e in più di un'occasione ci siamo dovuti preoccupare di dimensionarle anziché stimolarle, il copione si modificava di volta in volta, seguendo i loro umori e il ritmo del loro stato d'animo".
Spaccato di una romanità in via d'estinzione, Pranzo di ferragosto porta sullo schermo anche personaggi come il Vichingo (all'anagrafe Luigi Marchetti), amico d'infanzia del regista/attore: "Siamo gli ultimi antichi romani rimasti, dice con un po' di malinconia Di Gregorio, nato e cresciuto a Viale Glorioso (come Sergio Leone, ndr) - gente che anziché con il cavallo va in giro col motorino perché senza una lira. Col Vichingo, da ragazzini, andavamo a fare il bagno nel Fontanone del Gianicolo e le guardie che passavano ci portavano via i vestiti. A ripensarci oggi, sembra un racconto di duecento anni fa...".
Prodotto da Matteo Garrone (con cui Di Gregorio collabora da anni) per Archimede in collaborazione con Rai Cinema, il film sarà domani nelle sale distribuito da Fandango.