Esce oggi nelle sale americane (con uscita limitata, poi dal 16 su più schermi) il biopic di Steven Spielberg su Abramo Lincoln, 16mo presidente degli Stati Uniti, di cui il regista ha voluto offrirne un ritratto più intimo, partendo da un ricordo personale di quando era bambino: "Ero terrorizzato perché guardavo in alto, a quell'enorme gigante seduto su un'enorme sedia", ha raccontato il regista americano al Washington Post, "ero così spaventato che non riuscivo a guardarlo in faccia. Vedevo solo le sue grandi mani e spingevo mio zio affinché mi portasse via da lì".
Ma quell'uomo aveva qualcosa di magnetico, continua Spielberg e aggiunge: "Mentre io e mio zio ci allontanavamo, la statua mi richiamò. Mi voltai e guardai la sua faccia. In quel momento ho desiderato di non avere più paura e avrei voluto restare ancora lì". Il film, che vede Daniel Day-Lewis nel ruolo di protagonista, ripercorre i mesi immediatamente successivi alle elezioni del 1864, quando Lincoln si concentrò sul 13mo emendamento della Costituzione, l'abolizione della schiavitù, fino al suo assassinio. Il ritratto dell'uomo, presentato dal regista statunitense, sorprenderà certamente il pubblico, abituato a un'immagine mitizzata dell'"honest Abe". Da parte sua, Spielberg insiste sul fatto che non ha mai considerato Abramo Lincoln la lente d'ingrandimento attraverso la quale osservare i politici contemporanei, tra cui Obama, di cui è un sostenitore. Lincoln arriverà in Italia il prossimo 24 gennaio.