"Non avevamo intenzione di fare un docudrama: volevamo creare qualcosa prendendo degli elementi dalla realtà e ricorrendo poi all’immaginazione per raccontare la vita di una donna con gli strumenti del cinema. Questo è il motivo per cui il cinema è così fantastico: c’è sempre spazio per l’immaginazione".

Così il regista cileno Pablo Larraìn parla del suo 'Spencer', il film su Lady Diana, interpretato da Kristen Stewart, presentato oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. "Una favola tratta da una tragedia vera", scrive all'inizio del film Larraìn che non è nuovo a biopic con un fronte impronta interpretativa, come fu gia con 'Jackie', incentrato sulla first lady Jacqueline Kennedy e presentato nel 2016 sempre al Lido.

"Ho fatto questo film pensando a mia mamma. A quello che ha visto in Diana una persona come mia mamma", spiega il regista. "Siamo tutti cresciuti sapendo cos’è una favola, ma Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma e ha ridefinito le icone idealizzate della cultura pop, per sempre. Questa è la storia di una principessa che ha deciso di non diventare regina, ma ha scelto di costruirsi da sola la propria identità. È una favola al contrario", sottolinea il regista che ha deciso di inquadrare la vicenda di Lady D nei tre giorni dell'ultimo Natale trascorso a corte, nella residenza di Sandringha, prima di allontanarsi, schiacciata dal tradimento e dall'opprimente protocollo che le imponeva di celare le sue emozioni.

"Sono sempre rimasto molto sorpreso dalla sua decisione e ho sempre pensato che deve essere stata molto dura da prendere. Questo è il cuore del film. Volevo approfondire il processo alla base delle scelte di Diana, mentre oscilla tra dubbio e determinazione, scegliendo, infine, la libertà. È stata una decisione che ha definito la sua eredità: un lascito di onestà e umanità che rimane ineguagliato", spiega il regista che nel film, in un gioco di apparizioni oniriche, paragona Diana ad Anna Bolena, madre della futura regina Elisabetta I, decapitata con l'accusa di alto tradimento mentre in molti la consideravano vittima di un tradimento. "Non credo che ci sia bisogno di spiegare il perché abbia scelto di paragonarle. Mi sembrava un modo per raccontare che la storia si ripete", dice il regista.

Quanto alla scelta di un lasso di tempo così breve per descrivere il personaggio, il regista sottolinea: "Inquadrare qualcuno durante una crisi vuole dire avere la possibilità di conoscere molto bene quella persona. È stata una grande opportunità per creare una favola con una struttura diversa. Diana era un'icona, ma anche una madre. Voleva solo essere se stessa. Questa favola inizia con Diana che è un personaggio spezzato, poi diventa un fantasma e poi guarisce".

Per la protagonista del film, Kristen Stewart il compito non è stato semplice: "Tutti abbiamo avuto la sensazione di conoscerla bene ma era uno degli esseri umani più isolati del mondo. So cosa vuol dire essere famosi ma non ho mai vissuto l'esposizione che ha vissuto lei, dovendo fronteggiare il mondo intero. Deve essere molto frustrante sapere che la storia che viene divulgata non è la verità. Girando Spencer ho percepito quanto Diana si sentisse un’outsider. Io posso commettere degli errori, mentre lei non ne aveva la possibilità perché doveva rappresentare un ideale e mantenere unita una nazione".

Però la storia di Diana, almeno per come la inquadra il film, è la storia anche di una grande libertà e autodeterminazione: "Il film trasmette libertà. Nella vita ci sono sempre forze, idee che ti trattengono. Penso che sia importante non lasciare che le cose ti accadano. Ogni passo che fai è importante. Puoi scegliere cosa vuoi fare. Puoi prendere in mano le redini della tua vita", conclude l'attrice.