Si è tenuta oggi, al Teatro Studio dell'Auditorium Parco della Musica, la seduta conclusiva della Conferenza Nazionale del Cinema e che ha visto presente, fra gli altri, il Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray. Nel corso dell'incontro, sono state esposte le relazioni di sintesi della prima fase della Conferenza, svoltasi martedì 5 novembre scorso presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Questa prima fase ha previsto, nel suo svolgersi, l'istituzione di tre tavoli di lavoro attorno ai quali si sono riuniti esperti del settore con lo scopo di discutere le principali problematiche dell'industria dell'audiovisivo in Italia. Organizzati rispettivamente sulle tematiche del “cinema come industria culturale”, dell'“analisi del mercato e delle nuove modalità di fruizione dei prodotti” e, infine, sulle “politiche pubbliche”, i tavoli hanno visto la partecipazione di quasi trecento iscritti con oltre duecento interventi. A introdurre e moderare l'incontro di oggi all'Auditorium è stato Nicola Borrelli, Direttore Generale per il Cinema del MiBACT, che ha sintetizzato i risultati ottenuti dalle commissioni e articolati, a loro volta, secondo cinque temi principali: 1.il Sistema industriale audiovisivo e gli assetti di mercato in Italia; 2. Filiera tradizionale, nuove modalità di consumo, rete e diritto d'autore; 3. Governance e rapporto Stato-regioni; 4. Revisione degli strumenti di intervento e nuove risorse; 5. Scuola, formazione e patrimonio audiovisivo. Particolarmente rilevanti gli accenni ai mali cronici della produzione nostrana, strozzata da un forte squilibrio tra broadcaster e produttori e tendente all'accentramento delle funzioni finanziarie, produttive e distributive da parte di due sole grandi aziende presenti sul territorio nazionale; conseguenza di ciò sono la pressoché totale assenza di innovazione (gli editori investono solamente in prodotti di genere “mainstream”: commedia per il cinema e melò per la TV), la difficoltà di sopravvivenza degli editori/produttori indipendenti e la derivante mancanza di appeal delle nostre produzioni sul mercato internazionale. A tutto ciò si assommano la crisi delle sale (copertura disomogenea del territorio, vincoli burocratici e fiscali nell'apertura di nuove strutture) e i pericoli provenienti dalla pirateria online.  Problematiche differenziate, come si vede, che i rappresentanti delle associazioni di categoria presenti in sala hanno esaminato con attenzione. Martha Capello, Presidente Associazione Giovani Produttori Cinematografici, ha discusso del Tax Credit, spiegando come le criticità della normativa attuale vadano a danno dei film a basso budget, di quelli che non vantano un cast celebre e che spesso subiscono il destino di una cattiva distribuzione. Riccardo Tozzi, Presidente ANICA, ha chiesto apertamente al mondo politico di instaurare una rappresentanza di direzione e di coordinazione per l'audiovisivo che operi sull'intero territorio nazionale, mentre Lionello Cerri, Presidente ANEC, ha ribadito il ruolo centrale e insostituibile delle sale nell'industria cinematografica, prospettando vano qualsiasi intervento a favore dell'attività cinematografica che non ponga la questione delle sale di proiezione al centro del provvedimento.  Fra gli altri interventi, quelli di Stefano Rulli, Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia ,e dell'attore Giulio Scarpati, il quale ha auspicato una più stretta collaborazione fra le diverse categorie di operatori, cast artistico e tecnico, per la produzione di un audiovisivo con alti standard di qualità. A rappresentare il mondo della politica e, dunque, la necessità del dialogo con le istituzioni, erano presenti in sala l'Onorevole Silvia Costa, europarlamentare, che ha posto l'accento sul bisogno ormai irrinunciabile di un maggiore coordinamento fra l'Unione Europea, gli Stati nazionali, le regioni e gli enti locali e di una regolamentazione definitiva, in chiave comunitaria, sul diritto d'autore; infine, l'intervento del Ministro Bray, dopo aver posto in risalto il valore artistico del cinema come autentico “creatore di memoria collettiva, di identità culturale”, si è concluso con la precisazione che la Conferenza Nazionale non può e non deve rappresentare una meta di arrivo quanto un “punto di partenza per un nuovo inizio” su cui porre basi solide per il rilancio economico, sul doppio livello, quantitativo e soprattutto qualitativo (è un punto su cui si è insistito parecchio) che l'industria dell'audiovisivo in Italia non può più permettersi, ormai, di prorogare.