"I premi di qualità sono uno strumento utile, soprattutto per i produttori indipendenti, che non hanno le spalle coperte e si espongono in prima persona ogni volta. Per questo, sarebbe bene non decidere a priori il numero dei premi da consegnare, perché non si può sapere se in una determinata annata ci siano 5, 10 o 20 titoli meritevoli". Così Agostino Ferrente interviene all'Alba International Film Festival, di cui è presidente di giuria, sulla polemica per i premi d'essai attribuiti dalla Direzione Generale Cinema del MBAC divampata sulle pagine del Messaggero e de L'Unità.
Per il regista del documentario L'Orchestra di Piazza Vittorio, rimasto fuori dai riconoscimenti di qualità, "sarebbe più intelligente e sano, a mio modesto avviso, capire quale somma si ha a disposizione, individuare i film meritevoli - sulla base di parametri relativamente oggettivi, quali i premi, le critiche e le partecipazioni ai festival - e quindi dividere la somma tra i titoli che rientrano nei parametri". Sull'esclusione dei documentari dai premi, come polemicamente sottolineato dall'associazione Doc/It, Ferrente dice: "Quando i documentaristi reclamano le proprie ragioni, non stanno solo portando avanti una battaglia corporativistica, comunque legittima, ma rivendicando il diritto di un popolo a fruire, in sala e in Tv, prodotti di qualità, opere che, nel caso del cinema del reale, sanno raccontare meglio di qualunque altra il Paese in cui viviamo".
Non una dichiarazione estemporanea, ma un percorso d'intenti già iniziato da Ferrente alcuni anni fa: "Avevamo proposto al Ministero di sfruttare l'evoluzione tecnologica per favorire la distribuzione di film belli e indipendenti. Microcinema ha testimoniato come questo fosse e sia possibile: dare visibilità a film di presunta debolezza commerciale ". Pertanto, "sarebbe opportuno che il Ministero finanziasse realtà quali festival, centri sociali e culturali per costituire un circuito alternativo di qualità". "Inutile dire - prosegue il filmaker - che anche la RAI, come servizio pubblico, dovrebbe investire non solo nella produzione e distribuzione, ma nella messa in onda a orari decenti di film di qualità".
Della sua esperienza di presidente di giuria ad Alba, Ferrente si dice "entuasiasta: è composta da super esigenti studenti della Holden, per cui il cinema è solo Tarkovskji, Godard e Hitchcock, e signore spettatrici - la professione più utile all'esistenza del cinema - che si emozionano per le trame, tifano perchè i protagonisti si sposino, e diano pure un messaggio educativo. Riflettono la società, e a me tocca fare da mediatore, cercare un punto di unione".
Protagonista oggi ad Alba con una lezione sulla sua esperienza di documentarista e la proiezione de L'Orchestra di Piazza Vittorio, Ferrente ritiene "un rischio la ricerca dell'inedito alla quale sono costretti i piccoli festival, ma qui la qualità mi sembra alta. E l'età media sotto i 30 anni dei registi in concorso, molti dei quali europei, mi fa invidia: se in Italia, viceversa, a 45 anni sei un giovane regista, qualcosa vorrà dire, o no?".
Da ultimo Ferrente, che all'Apollo 11 di Roma venerdì 14 mazro proietterà in anteprima nazionale il doc sui Dico Improvvisamente l'inverno scorso, ritorna sui finanziamenti pubblici al cinema: "Non sono d'accordo con chi vorrebbe abolirli: se qualche volta la sanità pubblica non funziona, la soluzione non è eliminarla. Piuttosto, sarebbe costruttivo non concentrarli unicamente sulla produzione, ma sostenere promozione e distribuzione".