"I bambini-soldato, le guerre intestine, la razzia delle ricchezze: eterni problemi dell'Africa di cui giornali e documentari si occupano già diffusamente ma in modo troppo politicizzato. Volevo un approccio diverso". E la diversità rivendicata da Claire Denis si è tradotta in un dramma familiare nell'Africa post-coloniale, ovvero White Material, diciassettesimo lavoro della regista transalpina in concorso a Venezia. Ambientato in Camerun, dove é esplosa la guerra civile tra governativi e ribelli, il film ruota attorno alle disavventure di Maria, proprietaria di una piantagione di caffé, che decide nonostante i tumulti di rimanere nel paese africano per difendere il raccolto. Una decisione che porterà alla rovina lei, l'ex marito e il figlio: "Ma io non so cosa avrei fatto se fossi stata al suo posto. - dice la Denis - Quando hai un'attività da difendere in una terra che consideri tua, non è facile essere obiettivi. Maria è una colonialista? La questione è complessa". "Maria è un personaggio conflittuale - spiega dal canto suo Isabelle Huppert, che la interpreta - divisa tra quello in cui vuol credere e quello che non vuol vedere. La sua follia esplode quando il conflitto si fa intollerabile. E' un personaggio che ho cercato di comprendere dal punto di vista di Claire (Denis, NdR): dopotutto il film parla anche delle sue esperienze d'infanzia". Tratto da un romanzo di Doris Lessing, "che sia io che Isabelle - racconta Claire Denis - avevamo letto concordando subito di farne un film", White Material è la prima sceneggiatura della scrittrice francese Marie Ndiaye, "che ha dovuto lavorare molto sulle modalità di scrittura per il cinema. - commenta la regista - Marie ha fatto un ottimo lavoro trovando la giusta amalgama tra il suo mondo, quello di Isabelle e il mio".