Nell’anno in cui ricorrono i cento anni dalla nascita di Fellini e i sessanta del suo capolavoro, una ricerca a cura del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (CeRTA) dell’Università Cattolica e la proiezione del film promossa dall’Ateneo insieme alla Fondazione Ente dello Spettacolo, mercoledì 16 settembre vogliono celebrare questo significativo doppio anniversario: alle ore 20.00 (ingresso a partire dalle ore 19.30), nell’ambito della Milano Movie Week, l’Università Cattolica apre apre il Cortile d’Onore (largo Gemelli 1) per una serata speciale dedicata al maestro di Rimini. La proiezione de La dolce vita sarà preceduta da un’introduzione a cui parteciperanno Massimo Scaglioni, direttore del CeRTA, e monsignor Davide Milani, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo.

Il 1960 fu un anno spartiacque nella storia del Novecento italiano, con gli effetti del boom economico a segnare il definitivo passaggio dal dopoguerra a una nuova stagione, effimera eppure mitica. Il cinema italiano, all’apogeo del suo splendore, divenne il mezzo artistico privilegiato per raccontare i mutamenti e i desideri di una società che, dopo anni di dolori e fatiche, si scopriva libera e spensierata. Mai come allora centrali nel dettare l’agenda del discorso pubblico, i film italiani raccontarono un momento storico decisivo: tra tutti, La dolce vita ne è probabilmente l’espressione più autentica, precisa, iconica. A sottolineare la capacità di aderire al suo tempo attraverso una lettura visionaria della realtà, l’uscita del capolavoro di Federico Fellini fu accompagnata da straordinari entusiasmi ma anche da feroci polemiche.

“Si tratta di una ricerca che lavora anche su materiali inediti - ha dichiarato Massimo Scaglioni, direttore del CeRTA e docente di Storia dei media in Università Cattolica -. Nel 1960 La dolce vita è stato un caso culturale deflagrante che ha diviso, nell’ambito della cultura cattolica, quelli che hanno sostenuto e quelli che hanno avversato il film. Il nostro lavoro di ricerca ha ricostruito il dibattito, attraverso le fonti e abbozzato un’interpretazione storica complessiva del caso. E soprattutto ha recuperato tutti i materiali audiovisivi che consentono di meglio comprendere la vicenda: in particolare sono stati recuperati i materiali di Teche Rai e altri (Settimana Incom) che aiutano a comprendere meglio questo caso”.

Massimo Scaglioni - foto di Margherita Bagnara

Lo studio prende le mosse dalla querelle suscitata dal lungometraggio di Federico Fellini che ancora oggi presenta elementi poco chiari: perché La dolce vita suscitò reazioni così veementi? Cosa c’era in gioco nell’interpretazione del film, lo sguardo del mondo cattolico sul cinema o anche altro? In che modo le fonti pubbliche (giornali e riviste specializzate), la corrispondenza fra i protagonisti e i materiali audiovisivi possono contribuire a chiarire il caso?

I ricercatori della Cattolica si sono concentrati sul lungo dibattito avviato dalla prima proiezione del film presso il Centro culturale San Fedele dei padri gesuiti di Milano, alla presenza dello stesso Fellini e hanno messo in evidenza le diverse posizioni emerse nel corso dei mesi successivi. Fra le fonti audiovisive più interessanti un’intervista del padre gesuita Angelo Arpa, strenuo difensore del film e vicino a Fellini, rilasciata a Sergio Zavoli per la rubrica “Nuovi Orizzonti”.

“Fellini, la cultura cattolica e il caso La dolce vita rappresenta un nuovo appuntamento della riflessione sul complesso e complicato rapporto fra Fellini e il mondo cattolico, caratterizzato da autentica vicinanza spirituale ma anche da grandi incomprensioni. Una prima occasione di confronto è stata il convegno “Fellini e la cultura cattolica. Il caso La dolce vita attraverso gli archivi audiovisivi” tenutosi venerdì 11 settembre nell’ambito della 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia all’interno dello Spazio FedS, il luogo che ogni anno, in occasione del più antico festival cinematografico del mondo, la FEdS anima con interviste, dibattiti, proiezioni, presentazioni, incontri. Il convegno, moderato da Gianluca Arnone (coordinatore editoriale FEdS), ha visto la presenza di Mons. Davide Milani, Massimo ScaglioniPadre Antonio Spadaro (Direttore de La Civiltà Cattolica), Andrea Minuz (Professore associato di Storia del cinema presso l’Università La Sapienza di Roma, giornalista de Il Foglio), Giuseppe Pedersoli (regista del documentario La verità su La dolce vita, presentato Fuori Concorso alla 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia), Oscar Iarussi (giornalista e critico).

Grazie alla ricerca promossa dall’Università Cattolica, la Fondazione Ente dello Spettacolo continua la riflessione sull’eredità artistica dell’opera del grande regista italiano, concentrandosi in particolare sulla ricezione da parte della cultura cattolica del suo film più iconico: La dolce vita. “Il film che fece litigare i gesuiti – come ha ricordato Padre Antonio Spadaro a Venezia – e che pone al mondo cattolico una questione squisitamente teologica: la grazia. Solo dalla critica cinematografica possiamo capire la radice del conflitto che in quegli anni si sviluppa attorno alla visione di Dio. E attorno al film si sono concentrate tensioni che poi sono esplose poderosamente”.

 

A sessant’anni da quei giorni incandescenti, ritorniamo oggi su quello che Oscar Iarussi, autore del saggio Amarcord Fellini. L’alfabeto di Federico, ritiene un capolavoro inesauribile: “Un film innovativo – ha spiegato nel corso del convegno - fino quasi all'incomprensibile, che all’epoca fu visto da più di un italiano su cinque, un risultato oggi totalmente inconcepibile. La dolce vita non è solo un film amarissimo, che coglie nel mosaico del boom economico un presagio maligno, ma anche l'opera d'arte più rilevante della seconda metà del XX secolo”. Una riflessione a cui Andrea Minuz, che ha scritto il saggio Viaggio al termine dell’Italia. Fellini politico, ha aggiunto un ulteriore spunto: “I film di Fellini mettono gli italiani di fronte a se stessi, trasformando l'inconscio italiano in qualcosa di universale grazie all’utilizzo di un dispositivo artistico non immediatamente leggibile. Un gioco di specchi con la civiltà occidentale. Fellini si respira ovunque, in un Paese diventato in gran parte felliniano nell'accezione peggiore del termine”.

Mons. Davide Milani - foto di Karen Di Paola

Dichiara Mons. Davide Milani (Presidente FEdS): “Abbiamo messo il dito in una ferita che difficilmente si può ritrovare nel corso della storia culturale del Novecento. In un momento storico denso di fermenti ed entusiasmi, La dolce vita sconvolse il mondo cattolico, al punto che da più parti si evocare termini gravi come ‘scomunica’. E su quel Fellini ‘scomunicato’ e oggi pienamente ‘riabilitato’ per la visione intimamente spirituale di uno dei suoi massimi capolavori vogliamo tornare grazi alla ricerca scientifica promossa dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha approfondito questa vicenda deflagrante andando al di là della cronaca giornalistica. Agli studiosi dell’ateneo dobbiamo la riscoperta e l’analisi dei rari e preziosi materiali audiovisivi spesso trascurati, la ricostruzione dei passaggi e delle ipotesi che hanno provocato e generato un caso cinematografico e artistico che si è rivelato anche un incidente ecclesiale, sociale, comunicativo, civile. Un incidente da cui, tuttavia, è nata la moderna critica cattolica, nel cui solco continua ad agire con puntualità e competenza la Rivista del Cinematografo. Prima a Venezia e ora a Milano, siamo felici di affrontare ancora una volta quello che ci sembra un episodio fondamentale della storia del nostro paese, specialmente nell’anno in cui si celebra il centenario dalla nascita del maestro. E, dopo mesi senza cinema, ci piace celebrare un ideale ‘ritorno in sala’ e riconciliarci con questa esperienza unica e speciale rivedendo sul grande schermo, in tutto il suo nitido splendore, il capolavoro di Fellini”.

L’ingresso all’evento è gratuito con prenotazione obbligatoria compilando il form sul sito https://www.entespettacolo.org/.