"Per 50 anni non abbiamo fatto altro che parlare dell'omicidio di Kennedy solo per quello che riguardava cospirazioni o altro, senza mai approfondire l'aspetto di anarchia e confusione che governò i giorni immediatamente successivi l'evento". Così Peter Landesman spiega l'approccio utilizzato per realizzare la sua opera prima, Parkland, oggi in concorso a Venezia, film che si concentra sull'immediato ricovero d'urgenza di Kennedy al Parkland Memorial Hospital dopo l'attentato di Dallas, i tentativi disperati dell'equipe medica per tenere in vita il presidente, allargando poi lo spettro su tutta una serie di "protagonisti" nascosti che, seguendo da vicino l'intera vicenda, rimasero comunque lontani dal clamore che quel tragico evento suscitò a Dallas, negli Stati Uniti e nel mondo intero.
"Questa storia è come un grande polipo, con più storie che partono e si sviluppano partendo da un unico avvenimento", dice ancora il regista, accompagnato al Lido da uno degli interpreti, Tom Welling, sullo schermo nei panni dell'agente dei servizi segreti Roy Kellerman. Fanno parte del cast anche Zac Efron (lo specializzando dell'ospedale che per primo tentò di salvare Kennedy), Marcia Gay Harden (l'infermiera Doris), Billy Bob Thornton (agente dei servizi segreti Forrest Sorrels), Jeremy Strong (Lee Harvey Oswald), James Badge Dale (il fratello di Oswald, Robert) e Paul Giamatti, che interpreta Abraham Zapruder, l'uomo che riprese con un super8 il tragico momento dell'attentato: "Abbiamo avuto una licenza per poter riprodurre quel filmato - racconta Landesman -, forse il documento audiovisivo più visto in termini investigativi nella storia dell'uomo. Filmato che abbiamo visto milioni di volte, che il Life Magazine pagò 50mila dollari nel 1963: ma perché non abbiamo mai saputo nulla di quello che accadde a Zapruder subito dopo averlo realizzato? O a Robert Oswald quando venne a sapere dell'arresto del fratello? Il concetto alla base del film è proprio questo: prendere il pubblico e metterlo nei panni di quelle persone che hanno dovuto affrontare la tragedia negli attimi successivi. Quando si è sotto il fuoco nemico ci sono due possibili reazioni: il panico che spinge alla ritirata o tentare piccoli gesti di eroismo. Il film racconta quest'aspetto, i piccoli gesti compiuti da perfetti sconosciuti all'indomani di un drammatico evento di portata mondiale.Basato sul libro "Reclaiming History: The Assassination of President John F. Kennedy" di Vincenzo Bugliosi, il film non si sforza di "investigare", ancora una volta, cosa ci fosse dietro l'omicidio Kennedy, ma tenta di riportare alla luce la reazione di una serie di persone - più o meno vicine al presidente - la cui esistenza cambiò radicalmente dopo quel giorno: "Questo film - aggiunge Landesman - non vuole fornire nessun giudizio, non incolpa nessuno, si tratta di un'esperienza umana, portata sullo schermo attraverso un utilizzo impressionista della fotografia per tentare di cogliere la violenza di quei momenti, rendere il ritmo precipitoso degli accadimenti. Un film senza respiro". Che arriverà in Italia in autunno: "Faremo un'uscita evento e il 22 novembre sarà trasmesso da Rai 3 per il cinquantesimo anniversario della morte di Kennedy", annuncia l'ad Rai Cinema Paolo Del Brocco.