"Non volevo condannare né celebrare nessuno, ma mostrare il nuovo proletariato così com'è, non dall'alto in basso come si faceva una volta con la commedia o il cinema politico. Il proletariato è rimasto lo stesso di tanti anni fa, così come la vita, a cambiare sono i luoghi: e il centro commerciale trasformato in piazza diventa il posto dove ci si può illudere di avere una vita come tutti gli altri, accedere agli stessi beni indebitandosi perché diventi la rotella di un ingranaggio più grande di te". Così Daniele Luchetti sull'assunto di base del suo La nostra vita, oggi in Concorso a Cannes, da domani nelle sale italiane e seriamente in lizza per qualche premio di rilievo, ad iniziare dal suo interprete assoluto, Elio Germano, che nel film è Claudio, manovale trentenne che rimane vedovo, con tre figli piccoli da crescere, e decide di spostare il dolore del lutto nella smania di fare più soldi possibili, inventandosi padroncino: "L'aspetto drammatico è stato difficile da affrontare, più da essere umano che da attore - spiega Elio Germano - e per far accadere certe cose sul set devi in qualche modo rifarti anche ad un bagaglio personale, elemento che ti consente di affrontare alcune scene anche con imprevedibilità". Idea nata in seguito ad un documentario realizzato ad Ostia sull'assegnazione delle case popolari, La nostra vita inquadra - secondo Stefano Rulli, sceneggiatore del film insieme a Luchetti e Sandro Petraglia - quell'atteggiamento "molto diffuso in Italia che prevede il riscatto attraverso l'arricchimento, con il denaro che diventa sostitutivo delle ideologie e della famiglia". Ed è proprio la famiglia, secondo Raoul Bova, fratello del protagonista nostalgico e impacciato, "una delle poche cose che può aiutare a risollevarci". Come dimostrano le altre caratterizzazioni del film, quelle di Luca Zingaretti e Giorgio Colangeli, rispettivamente spacciatore e palazzinaro senza scrupoli: "L'Italia ormai è un paese amorale, dove non c'è più demarcazione tra lecito e illecito - dice Zingaretti - e la figura dello spacciatore è figlia di questo cambiamento", mentre Porcari - questo il nome del personaggio interpretato da Colangeli - "è un uomo solo, che ha rinunciato alla paternità, alla trasmissione dei valori di cui il film è la perfetta conseguenza".