(Cinematografo.it/Adnkronos) "Un autore d'elite e affatto rassicurante non può mettere d'accordo tutti". Franco Battiato reagisce così all'accoglienza della stampa all'anteprima per del suo secondo film da regista, Musikanten, che viene presentato oggi alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti. "Non sono un regista - dice incontrando i giornalisti al Lido -, sono un autore d'elite, anche se a volte ho avuto anche successo commerciale. Certo i fischi ricevuti non mi divertono, non sono masochista, ma così come si può criticare un autore, anche l'autore ha il diritto di criticare il pubblico". Il film racconta gli ultimi anni della vita di Ludwig van Beethoven (interpretato dal regista e sceneggiatore Alejandro Jodorowsky), proponendo un salto nel tempo compiuto dalla protagonista (una sceneggiatrice tv che ha il volto di Sonia Bergamasco) che, ossessionata dalla musica del compositore tedesco, si sottopone a un esperimento di ipnosi. Incriminate sono alcune scene della pellicola che hanno provocato risate all'anteprima stampa di ieri. Il musicista-regista replica: "Alcune sono fatte apposta, quindi va benissimo. Mi dicono però che qualcuno ha riso di fronte a un nome che non conosceva, e quelle sono risate di disagio. Il film può provocarne molte".  "Se sono state di questo tipo, allora Musikanten ha vinto", aggiunge Battiato, che ha sceneggiato il film insieme al filosofo Manlio Sgalambro, già autore di molti testi delle sue canzoni. "Che io sappia, comunque, c'è anche gente a cui è piaciuto molto - aggiunge il regista-musicista -. Ed è diverso dal considerarlo come se l'avessero bocciato tutti". Battiato identifica poi uno stile preciso e consapevole nel suo cinema: "Quando arriverà il terzo film si capirà meglio che sono scelte linguistiche. Io sono un autore, non un regista, e volevo raccontare un autore di grande modernità, un genio che con il suo linguaggio è stato un precursore di internet, che giocava con la scrittura in maniera geniale". "Quello che dispiace - prosegue - è che non ci si documenti, perché dietro al film c'è un lavoro rigoroso fatto sull'epistolario di Beethoven. Non c'è parola o aggettivo che non sia stato realmente suo. L'unica libertà che ci siamo concessi è di aver cambiato il contesto di alcune affermazioni". Battiato parla anche della scelta di Jodorowsky come protagonista: "C'era bisogno di una personalità forte. Qualcuno che stesse dritto in piedi, visto che oggi strisciamo tutti. All'inizio mi ha detto che ero pazzo. Forse aveva ragione". Jodorovski boccia senza appello il cinema di oggi come "spaventoso". "E' fatto di superuomini che hanno un cervello da pulci e saltano come pulci. Questo è il racconto di un vero genio, un viaggio psichedelico molto critico verso la tv". "Una tv migliore è possibile - incalza Battiato - e sono convinto che il pubblico ci sarebbe". Più pessimista, invece, la sua valutazione sul momento storico in cui stiamo vivendo: "Vedo ovunque camicie nere pronte ad entrare in scena". I coprotagonisti del film, Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni, parlano poi di Musikanten come di un momento importante della loro carriera: "Si trattava di affrontare un'esperienza mettendosi nelle mani di un'artista - dice l'attrice a Venezia con il pancione -. Un interprete non può fare solo scelte canoniche, prive di rischio. Affrontare nuovi territori è nella natura di questo mestiere". Perché lavorare con due matti come Battiato e Jodorosky? Fabrizio Gifuni non ha dubbi: "Perché sono matto quanto loro. E anche se sono andate molto bene, non voglio mai ripetere esperienze già fatte. Credo che nell'incontro con Battiato non ci sia stata casualità. Neanche io voglio piacere a tutti. Si parla a chi è in ascolto, e questo non è un atteggiameno elitario".