"Il mio personaggio non é certo un eroe, ma un uomo semplice, un pò stupido, anzi cretino". Così Omar Sharif (bellssimo e indimenticato volto del Dottor Zivago) descrive il "patetico, odioso" protagonista di The Traveller di Ahmed Maher, unico film egiziano in concorso al Lido. Racconta tre giornate di un uomo, in tre momenti diversi - nel 1948, 1973 e 2001 - della sua vita. "Ma io ho già espulso il passato dalla mia vita. Non penso al futuro perché è una cosa da giovani, né penso al passato perché una cosa inutile". Sharif è convinto che alla sua età si debba vivere "ogni istante come l'ultimo della vita". Tornando a The Traveller, "il film - afferma il regista - parla di sangue, di rapporti familiari. Penso si debba andare avanti e affrontare temi che erano tabù. Non so ancora se riuscirò a farlo uscire in Egitto". Tra i tabù sfiorati da Maher c'è sicuramente quello dell'incesto, il cui spettro aleggia in una scena che vede protagonista proprio Omar Sharif: l'uomo consola quella che ritiene sua figlia, una giovane fragile, indecisa, sottomessa alle decisioni del padre. La telecamera si distoglie dal letto, fa una panoramica intorno alla stanza, arriva a un "dopo", quando sembra che un rapporto sia stato effettivamente consumato. Non lo sapremo mai: "Il film era difficile da comprendere per gli attori, figuriamoci per gli spettatori, - dice il regista - perché non ci sono risposte chiare, non ci sono neanche per me. Dopo 25 anni di assenza un film egiziano torna alla Mostra. Forse il pubblico veneziano si aspettava qualcosa di diverso, spero però di essere riuscito a convogliare elementi tipici della mia società in Occidente". Prodotto dal ministero della cultura egiziano, The Traveller é un Amarcord all'islamica (Ahmed Maher stesso riconosce l'influenza di Fellini sul suo film), con tanti inserti onirici e allusioni al divino. Ma sulla religiosità il regista è netto: "Le religioni sono tutte uguali. Non chiedo mai a una ragazza a quale confessione appartiene prima di baciarla".