(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Questo film è innanzitutto la sfida fisica e intimamente epica di chi è tenuto sempre a rilanciare la posta in gioco, a stancarsi sempre più nel tentativo di canalizzare un'energia, potenzialmente violenta e distruttiva, in qualcosa che possa nobilitarla e valorizzarla: lo sport, in questo caso il rugby". Così il regista Enrico Maria Artale parla del suo primo lungometraggio Il terzo tempo, che viene presentato oggi nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, coprodotto e distribuito da Filmauro, che lo porterà nelle sale il 22 novembre prossimo.
Il film racconta la storia di Samuel (interpretato da Lorenzo Richelmy), un ragazzo difficile che, dopo essere stato in prigione, viene affidato ad un assistente sociale, che è anche coach di una squadra di rugby e, non senza difficoltà, riuscirà a trasmettergli la passione per questo sport, che lo porterà a riscattarsi e a comprendere il significato dell gioco di squadra, in campo come nella vita. Alle riprese hanno partecipato anche i giocatori e lo staff delle Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato che, proprio contro la squadra di Samuel, giocano una partita tutta da vedere.
"Questa pellicola riunisce diversi generi cinematografici attorno ad un'emozione: il film sportivo, il film sociale di derivazione carceraria, la commedia sentimentale e il dramma familiare, in un racconto dove ogni personaggio e' segnato da un conflitto interiore", spiega il regista. A dare il volto all'assistente sociale-allenatore Vincenzo, che dopo la morte della moglie fatica a ristabilire un certo equilibrio nella sua esistenza e nel rapporto con la figlia, è l'attore Stefano Cassetti. Mentre Stefania Rocca è Flavia, la figlia di Vincenzo, che instaurerà un legame forte con Samuel, provocando incomprensioni e tensioni nel già difficile rapporto tra il ragazzo e il padre.