Come da protocollo, è l'ultimo tra i vincitori del Festival ad incontrare la stampa. E lo fa senza mezze misure: "Siamo venuti qui per far vedere il film, non per essere premiati. Per me era una questione di principio che il film venisse visto, che arrivasse alla gente. Poi è successa una cosa incredibile, straordinaria: siamo stati capiti. Non accade spesso". Il Leone d'Oro Aleksandr Sokurov, regista di Faust, ringrazia il presidente di giuria Darren Aronofsky per la "fatica della comprensione: è molto difficile comprendere un'altra persona, e ancor più difficile comprendere i risultati del lavoro altrui".
Poi è la volta di un appello, alle istituzioni, agli Stati, affinché non si verifichi quello che già accade in molti paesi del mondo: "L'assenza dei Ministeri della Cultura in alcune nazioni è il segno che lo Stato si sia fatto assente dal processo culturale del paese. Dobbiamo fare il possibile per difendere la cultura, che non è un lusso ma la base per lo sviluppo della società".
Acquistato per l'Italia dalla Archibald, Faust sarà distribuito nelle nostre sale, non in quelle russe: "Non intendo spendere soldi o fatica per organizzare eventi e far vedere il film, per promuoverlo a livello commerciale - dice ancora Sokurov -. A chiunque lo vorrà vedere, però, sarò lieto di mostrarlo: al film non serve lo spettatore, è lo spettatore che ha bisogno del film". Concetto che il cineasta russo rende ancor più esplicito quando parla dell'attuale struttura dei Festival internazionali: "Prima di venire a Venezia ero confuso, ragionavo sul senso del 'sistema Concorso' dei Festival, concetto che ormai ritengo superato. Dovrebbe essere una Mostra, non la fiera delle vanità. Voi giornalisti, le tv, fate fatica ad accettarlo, però credetemi: la minoranza a volte dimostra di aver ragione". Leone d'Oro.