Non pensate a The Bourne Ultimatum, ma alla televisione, anzi no, al cinema, ma diverso: Ilich Ramirez Sanchez sbarca sulla Croisette con Carlos, mini-serie tv targata Canal + diretta dal regista culto Olivier Assayas. Cinque ore e passa per entrare nella vita di Ilich Ramirez Sanchez, il global terrorist che mise a fuoco, fiamme e sangue l'Europa anni '70 e '80. Nome d'arte, quella di un seduttore rivoluzionario, e di battaglia, quella efferata al servizio dell'attivismo propalestinese e non solo, è Carlos, a cui i media aggiunsero "lo sciacallo" per la scia mortifera che si lasciava dietro. Ed è curioso che a portarlo su piccolo e grande schermo - esiste già una versione di due ore e mezzo ad hoc - sia Edgar Ramirez, rampante attore venezuelano, poliglotta figlio di diplomatico, scoperto sul set del Che di Steven Soderbergh e già nel cast proprio del Bourne Ultimatum di Greengrass.
Girato in (soli) 92 giorni, 11 Paesi e cinque lingue - francese, tedesco, inglese, spagnolo e arabo - dal febbraio al luglio 2009, Carlos ha la quantità della tv e la qualità del cinema: Assayas, co-sceneggiatore con Dan Franck e supportato dalle indagini storiche del produttore Daniel Leconte e del consulente Stephen Smith, se non cade mai nell'agiografia del terrorista-star, lo fa soprattutto con lo stile umanista e la poetica della leggerezza pensante che gli hanno garantito fama sul grande schermo.
Nel lungo viaggio attraverso la recente storia d'Europa, dopo aver fatto saltare a letto donne su donne e in aria i suoi tanti obiettivi prezzolati, Carlos finirà per perdere il residuo contatto con la realtà, rendere ancora più contraddittorie le sue idee, se non velleità, rivoluzionarie e finire braccato dalla polizia, con un solo Paese, il Sudan, ancora disposto a dargli impunito asilo, ma solo per poco: saranno proprio i suoi protettori a venderlo alla polizia francese. Mentre Assayas ci regala gli ultimi minuti di un'ottima sintesi di cinema e tv: applausi, fuori competizione...