Chissà che cosa direbbe Tolkien oggi, se sapesse che il suo Signore degli anelli è diventato uno dei franchise più famosi di sempre. La trilogia ufficiale ha fatto incetta di statuette, e a seguire sono arrivati tre film su Lo Hobbit. Adesso è il tempo della serialità. Dal 2 settembre su Amazon Prime Video sarà disponibile Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere. Otto episodi, uno a settimana, con un budget da capogiro. Sarà ambientato nella Seconda Era della Terra di Mezzo, migliaia di anni prima di Il Signore degli Anelli. Ci sarà un male oscuro da sconfiggere, ci sarà ancora il malvagio Sauron, e la battaglia si svolgerà tra le Montagne Nebbiose, la capitale elfica di Lindon immersa nella foresta, l’isola dello sfavillante regno di Númenor e tanti altri luoghi sulla mappa. Ci sarà un viaggio? Forse.

Tra i personaggi più importanti c’è l’elfa Galadriel, che per Peter Jackson era un’algida regina interpretata da Cate Blanchett. Qui sembra una guerriera e ha il volto di Morfydd Clark. “Sentiamo un’enorme responsabilità nell’essere parte di questo mondo. Alcuni eroi il pubblico li ha già incontrati, altri presto li conoscerà. Abbiamo puntato sull’immaginazione, espandendo l’universo dei libri. Mi sono allenata duramente per essere Galadriel. Lei è molto fisica, ogni giorno cercavo di andare oltre i miei limiti. Comunque il film che preferisco della saga è Le due torri, la battaglia nel Fosso di Helm è incredibile”, spiega Clark.

Ci sarà anche Elrond, che i più si ricordano come il signore di Gran Burrone con la grinta di Hugo Weaving. Qui è Robert Aramayo: “Quello che mi ha sempre colpito di Tolkien è il suo non perdere mai la speranza nei momenti più duri. In Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere partiamo da un periodo di pace, di quiete, per immergerci poi nella paura”. Sul significato dell’epopea lo segue Benjamin Walker, ovvero il potente Gil-galad: “Il Signore degli Anelli rappresenta l’eterna battaglia tra il bene e il male. Ci spinge a domandarci che cosa saremmo disposti a fare per amore, per ricevere un po’ di gentilezza. E questa violenza non si è mai fermata. Da qui scaturisce l’incredibile modernità di Tolkien. Dobbiamo restare vigili, il prezzo della libertà è tenere gli occhi aperti senza mai abbassare la guardia. Ho ricevuto per la prima volta i libri di Tolkien dal mio fratello maggiore. Ero un ragazzo, per me ha significato un passaggio all’età adulta. C’è una connessione legata alla famiglia”.

Ritroveremo anche Isildur, qui Maxim Baldry: “In partenza è un giovane marinaio di Númenor, poi farà il suo percorso, scoprendo la forza e il coraggio”. Markella Kavenagh è Elanor “Nori” Brandyfoot: “Sarà un personaggio molto particolare, con un passato stratificato. È molto attenta a ciò che la circonda, stabilisce dei legami forti. Vedrete che è centrale la fusione con la natura, non potrebbe esistere tutto questo senza l’ambiente in cui è immersa. Per me è una caratteristica tragicamente epica”.

Tra i registi della serie c’è Juan Antonio Bayona, che ha diretto le prime due puntate: “La parte più interessante è stata unire culture diverse, lavorare sull’armonia tra linguaggi all’apparenza lontani. La paura più grande è stata il confronto con un universo già raccontato. Ma abbiamo dato vita a una chiave fresca, originale, introducendo nuovi paladini e sviluppandone altri. La parola d’ordine è stata innovazione. L’avventura riprende alcuni elementi cardine, come la forza dei dettagli, il potere immenso di oggetti molto piccoli. Però poi segue una sua strada, le sorprese saranno molte”.