“L'ho fatto con fondi stanziati da Putin”. Così il celebre regista russo Aleksandr Sokurov svela chi è il produttore del suo nuovo film, Faust, in predicato per il prossimo Festival di Cannes.
In una intervista esclusiva alla Rivista del Cinematografo in edicola, Sokurov dichiara come con Faust - “La traduzione tedesca è pugno, è l'eroe descritto da Goethe, un professore universitario innamorato, che compie dei crimini morali” - chiuda la tetralogia sul potere, iniziata con Taurus, proseguita con Moloch e Il sole: “Così diventa un cerchio: come è il potere oggi”.
Nonostante gli abbia finanziato il film, Sokurov non fa sconti a Putin: “Sembra un mito, ma non lo è: in pubblico appare forte e vigoroso perché le condizioni del potere glielo richiedono, ma ha paure private”. Non solo, il Primo Ministro russo, con cui il regista ha avuto più volte conversazioni conflittuali, “ha smarrito il suo momento: un capo deve creare un sistema intelligente, non mostrare i muscoli”. Viceversa, l'odierna struttura del potere in Russia, con la diarchia Medvedev e Putin, è per Sokurov “alquanto bizzarra, non riusciamo a credere che la vita politica sia così: pare che Alexandre Dumas la stia scrivendo …”.
Sebbene per il regista di Alexandra l'ex agente del Kgb non abbia oggi il controllo dei servizi segreti, dietro il “lettone” regalato a Berlusconi si nasconderebbero gli 007 russi: “E' il nostro spionaggio che sa come consigliarlo, anzi, molto probabilmente qualcuna delle nostre spie l'avrà anche provato quel letto”.
Ma sul numero di aprile di RdC, Sokurov confessa anche la sua avversione per i lavori di Quentin Tarantino: “Sembrano deliri tossici e provocano dipendenza: l'America spaccia film, perché è merce visuale, non cinema né arte”.
Per il cineasta di Arca Russa, dunque, “è criminale invitare Tarantino a fare il presidente di giuria, come alla Mostra di Venezia l'anno scorso. Lui è un sanguinario. In quanto Vecchio Mondo culturale, è nostro compito contrastare a tutti i costi questa ondata di violenza in tv e al cinema, e smettere di invitare ai festival più grandi quei film che esaltano l'omicidio”.