“Lisbeth non è simpatica, non è amabile, non smussa le asperità del proprio carattere, è profonda, complessa, così come è nata dalla penna di Stieg Larsson: bisogna fidarsi del pubblico, che ama un personaggio così poco tradizionale”. Parola di Claire Foy, che interpreta l’hacker giustiziere Lisbeth Salander in Millennum: Quello che non uccide (The Girl in the Spider’s Web), diretto da Fede Alvarez e presentato alla tredicesima Festa del Cinema di Roma in anteprima mondiale.

Adattamento del bestseller di David Lagercratz, che fa seguito alla fortunatissima trilogia di Larsson, segue Lisbeth in una spy-story densa di colpi di scena, tra programmi per hackerare ordigni nucleari, scoperte familiari e doppigiochi pericolosi: nel cast anche Sverrir Gudnason (Borg McEnroe) nel ruolo del giornalista Mikael Blomkvist, nonché Sylvia Hoeks in quelli della sorella di Lisbeth Camilla, scomparsa da tempo.

Della pesante eredità letteraria e cinematografica, ovvero la trilogia originale e Uomini che odiano le donne (2011) di David Fincher, Alvarez non si cura: “Fai la tua trasposizione, ti concentri su quella storia, sul tuo punto di vista. Viene dal quarto libro, che è diverso, più folle, è una storia di spie con elementi noir, un James Bond folle, ma Lisbeth tiene insieme tutto. E’ una storia molto personale, ma la posta in gioco è più alta, questa è la mia sfida: siamo all’opera, è tutto esagerato, anche i costumi”.

Sulla recitazione, la Foy, nota al pubblico sopra tutto per la serie The Crown: “I personaggi è importante non farli come te, ma trasformare te in loro: non ho cercato di comprendere Lisbeth, ma di assumere il suo punto di vista”. E sul possibile parallelo tra lei e la regina Elisabetta II di The Crown precisa: “Lisbeth è determinata, ma non definirei tale anche la regina, che al più lo è per ruolo. Sono persone molto diverse, ma una somiglianza c’è: entrambe non sono in grado di comprendere le proprie emozioni ed esprimerle. Lisbeth sa che i sentimenti la rendono vulnerabile, la regina è in una posizione dove le emozioni non aiutano. A meno che Elisabetta II non vada in moto, è questa l’unica somiglianza”.

La Foy rigetta anche l’idea che Lisbeth sia in un certo senso un supereroe: “Se la tagli sanguina, lotta a quattro zampe con le unghie e con id enti, è la sua anima, la sua volontà di farcela, non puoi abbatterla”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Alvarez, che si ispira a Hitchcock e De Palma per il voltaggio thriller e la suspense: “In ogni mio film prendo il personaggio e cerco di distruggerlo, per farlo inginocchiare e dire la verità. Lisbeth non è supereroina, è umana, come me e come te”.