(Cinematografo.it/Adnkronos) - Il regista Ingmar Bergman, morto questa mattina nella sua abitazione dell'isola di Faaro, nacque nel 1918 a Uppsala in Svezia. Suo padre, cappellano della corte reale, gli impartisce un'educazione rigida, legata ai concetti luterani di "peccato, confessione, punizione, perdono e grazia". Le punizioni frequenti lo spingono a maturare l'odio verso il padre e la rabbia contro quello che considera un Dio-padrone. "Io vivo sempre nella mia infanzia", scriverà di se stesso Bergman. All'età di 19 anni Bergman si iscrive all'Università di Stoccolma e si stabilisce nella capitale. Qui conduce una vita bohémienne, contraddistinta da un forte disagio esistenziale e dalla naturale inclinazione alla solitudine. Approfondisce tuttavia gli studi che gli stanno più a cuore, quelli teatrali e musicali. Inizia così la passione per l'arte che diviene il perno attorno al quale ruota la sua esistenza. Abbandona perciò gli studi universitari per dedicarsi alla sola attività di regia teatrale, cominciando a mettere in scena spettacoli studenteschi. Grazie al suo talento, Bergman si fa presto una solida reputazione. Il suo nome comincia a circolare nell'ambiente teatrale e inizia alcune collaborazioni con i teatri più importanti della città. Nel 1942 scrive una commedia satirica e oscena, imperniata sulla scabrosa relazione fra un sacerdote e una spogliarellista che, come prevedibile, suscita grande scandalo. Ma rappresenta il trampolino di lancio, il mezzo attraverso il quale il suo nome riesce ad arrivare anche alle orecchie dei benpensanti. Fonte d'ispirazione per Bergman, in questo momento, è l'autore teatrale August Strindberg. Nel 1944 Bergman scrive e mette in scena Hets, un'allegoria contro il nazismo che sta dilagando in Europa e, in particolare, nella vicina Norvegia. La rappresentazione del dramma La morte di Punch (1942), attira invece l'attenzione della Svensk Filmindustri, con cui inizia a collaborare nel 1943 come sceneggiatore. L'anno successivo il regista svedese Alf Sjoberg porta sullo schermo la prima sceneggiatura di Bergman, Spasimo. Nel 1946 Bergman esordisce nella regia cinematografica, dimostrando un'imprevedibile vocazione neorealistica e concentrando l'attenzione sui problemi esistenziali dei giovani. Dopo altre due sceneggiature (questa volta per il regista Molander), Bergman termina il suo apprendistato in campo cinematografico. Assimila la lezione dei più grandi maestri contemporanei e si avvicina maggiormente alle tematiche care al neorealismo, quello che più frequentemente viene definito realismo poetico. La realtà simbolica o il ruolo della donna nella società sono temi a lui cari, sulla scia della sua guida artistica e spirituale, Strindberg. Le sue pellicole sono caratterizzate dalla strenua cura nella narrazione, la stessa che si riscontra in film come Il settimo sigillo (1956) e Il posto delle fragole (1957), che evidenziano un approccio fortemente lirico nel trattare le storie e i personaggi. Nel 1958 vince l'Orso d'Oro al Festival di Berlino proprio con Il posto delle fragole. L'Oscar per il migliore film straniero arriva invece nel 1961 con Come in uno specchio. Gli anni Settanta valgono a Bergman, già noto al pubblico europeo, la fama mondiale grazie alle regie cinematografiche divenute emblema di un certo cinema d'autore. Si tratta di pellicole ormai entrate a pieno diritto nella storia del cinema come Sussurri e grida, Il flauto magico, Sinfonia d'autunno o Scene da un matrimonio. Nel corso degli anni Ottanta, invece, si ritira dall'attività cinematografica e televisiva, continuando però a realizzare messinscene teatrali. Fanny e Alexander, pellicola girata nell'82, è per il regista una sorta di riepilogo di tutto il suo lavoro. Si dedica alla scrittura e pubblica lavori autobiografici, come La lanterna magica nel 1987 e Immagini; nel 1990. Scrive inoltre la sceneggiatura di Con le migliori intenzioni, film diretto da Bille August nel 1992. Nell'autobiografia, intitolata appunto Lanterna magica, il regista scrive: "La verità è che io vivo sempre nella mia infanzia, giro negli appartamenti in penombra, passeggio per le silenziose via di Uppsala, mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi. Mi sposto con la velocità di secondi. In verità, abito sempre nel mio sogno e di tanto in tanto faccio una visita alla realtà".