“L'ho scritto per Claudia, e nessuna scommessa: parti comiche e non, è un'attrice. Ed è stata una compagna di strada, con cui confrontarsi: io ho fatto 4 film, lei 40, un motivo ci sarà”. Parola della regista Marina Spada, che regala a Claudia Gerini il primo ruolo da protagonista in un film drammatico e d'autore, Il mio domani, in concorso al Festival di Roma e dal 4 novembre in sala con Iris Film. Nel cast anche Raffaele Pisu, Claudia Coli, Paolo Pierobon, Lino Guanciale e Enrico Bosco, inquadra Monica (Gerini), sospesa tra il lavoro in un società di formazione aziendale, rapporti sentimentali insoddisfacenti, un padre anziano, una sorellastra e una madre mai perdonata, sullo sfondo di una Milano senza cliché.
“Marina è stata un'amica e una maestra:  mi ha reso partecipe di tutte le scelte, svelandomi un amore maniacale per l'inquadratura quale finestra emotiva per il pubblico. Milano è un personaggio, un luogo dell'anima, mentre la mia Monica è manager, figlia e madre potenziale: segna il mio momento di svolta e cambiamento”, dice la Gerini, mentre Pisu fa i complimenti alla Spada: “Una grande regista con cui ho lavorato, al pari di Monicelli, De Sanctis e Sorrentino” e spezza una lancia per i caratteristi: “Sono il nerbo del film”.
Ferma due anni per la seconda gravidanza, la Gerini desiderava “con forza questo ruolo: una donna contemporanea, tra dolori, speranze e coraggio, che va verso il suo destino, quello che finalmente costruisce lei. Quando mi hanno offertola parte, mi sono sentita molto fortunata: protagonista in un film d'autore. E che libertà sul set: dovevo muovermi come se fosse un palcoscenico teatrale, senza angoli non inquadrabili, e sono tutti piani sequenza”.
Ma com'è la sua Monica? “Una donna introversa, rigorosa, asciutta, con una sofferenza sottesa e una vita sentimentale arida, che vorrebbe liberarsi del passato e perdonare la madre”, e la sua resa sullo schermo è stata facilitata dall'intesa fra due donne, regista e attrice: “Siamo custodi di tanti segreti che un uomo non conoscerà mai, e non perché glielo vietiamo: certe magie le sanno fare solo le donne”.
Viceversa, la Spada nega “uno sguardo raggelato sui personaggi, bensì affettivo” e tra le ispirazioni conferma quella di Michelangelo Antonioni, esplicitamente citato con il Palazzo Fidi di Cronaca di un amore: “E' un grande onore, è uno dei miei riferimenti, ma l'ho apprezzato crescendo: a 18 anni vedi un suo film e ti butti giù dalla finestra”.
L'ultima parola al produttore di Film Kairos Francesco Pamphili, che torna a lavorare con la Spada dopo Come l'ombra, in collaborazione con Rai Cinema: “Siamo molto felici di essere in concorso a Roma: è il festival italiano che poteva dare qualcosa in più al film. Anche se infine è stata una scelta obbligata: Venezia non ci ha mai risposto”.