"Un personaggio complicato ma entusiasmante, geniale e tossicodipendente, arrogante, razzista e pieno di difetti. Una sceneggiatura così capita poche volte in carriera, non potevo rifiutare". Parola di Clive Owen, oggi al Festival di Roma (dove domani, sabato 18 ottobre, incontrerà il pubblico alle ore 18.00) con The Knick, la serie tv creata da Jack Amiel e Michael Begler e diretta da Steven Soderbergh (10 episodi, che sempre domani sarà possibile vedere "in maratona" al Festival).

"Conoscevo Soderbergh senza averci ancora lavorato: quando mi ha proposto la sceneggiatura, all'inizio non sapevo se avevo voglia di impegnarmi per un progetto così lungo, ma neanche 45 minuti più tardi, dopo averla letta, ho accettato senza esitazioni", dice ancora Owen, che nella serie veste i panni del dottor John Thackery: dopo l'improvviso suicidio del suo mentore, John assume la guida del reparto di chirurgia del Knickerbocker Hospital, noto semplicemente come "The Knick". Geniale e cocainomane, il medico (la cui figura è ispirata al chirurgo William Stewart Halsted) detesta la concorrenza e accoglie non di buon grado l'arrivo di un altro dottore, di origine africana ma formatosi in Europa. Siamo nella New York del 1900, agli albori di un secolo che si annuncia "pieno di meraviglie", soprattutto per quello che riguarda le nuove scoperte in campo medico e scientifico...

"Le serie tv ambientate negli ospedali hanno avuto sempre successo perché la posta in palio è alta: si parla di vita e di morte. A quell'epoca c'erano progressi continui, e il mio personaggio si assume dei rischi, non si ferma davanti a nulla", spiega l'attore, che aggiunge: "Non mi preoccupo mai di far sì che i personaggi che interpreto siano simpatici, quello che conta è affrontare i ruoli cercando di capirli. Solamente così si può riuscire a renderli credibili". Primo progetto realizzato da Steven Soderbergh (assente al Festival) dopo aver annunciato di non voler più realizzare film per il grande schermo, The Knick - che Sky Atlantic trasmetterà in prima visione per l'Italia a partire dall'11 novembre - si va ad aggiungere al già numeroso stuolo di prodotti tv innovativi e coraggiosi: "La tv è particolarmente interessante in questo momento, dice Owen -. Soderbergh aveva detto che non avrebbe fatto più film e tre settimane dopo si è messo al lavoro su questa serie. Forse c'è più tempo per entrare nelle atmosfere e forse hai più possibilità di correre dei rischi. Vi assicuro che solo poche sceneggiature, e questa ne fa parte, riescono a risvegliare il vero entusiasmo di fare questo mestiere". Entusiasmo che vale già la certezza di una seconda stagione: "Steven torna a dirigere i nuovi dieci episodi e vi do per certo che gli sviluppi della storia saranno letteralmente folli...".

Operazioni, sangue a fiumi, non deve essere stato semplice evitare di impressionarsi sul set: "Non avevo tempo per impressionarmi. E lo stesso vale per la preparazione al personaggio: certo, mi sono documentato, leggendo molto e vedendo foto dell'epoca, in cui venivano mostrate le operazioni, ma non posso dire di essermi riuscito a laureare in medicina nel frattempo...", scherza l'attore, che alla classica domanda "con quale regista italiano le piacerebbe lavorare?", risponde senza esitazioni: "Sono stato uno strenuo sostenitore de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, film che ho letteralmente amato". A buon intenditor, poche parole...