Voi che vedendo I tempi felici verranno presto ci avete capito poco, non preoccupatevi. Anche Alessandro Comodin, il regista, ammette "di non sapere bene che cosa abbia combinato". Mente. L'impressione che si ricava incontrando il regista friulano a Cannes, unico a rappresentare l'Italia alla Semaine de la Critique, è di un tipo molto consapevole. Uno che sa perfettamente e ogni momento quello che sta facendo. Il che non fa di lui necessariamente un calcolatore: "I miei film nascono da sensazioni, suggestioni lontane. Provo ogni volta a tornare bambino, per sentire il mondo come lo sentivo allora. Perciò scarnifico la sceneggiatura e i personaggi: cerco una visione primitiva".

Ne I tempi felici verranno presto Comodin mescola, per sua ammissione, leggenda popolare e cronaca: "C'è tutto il mio Friuli nel film, il paesino dove sono cresciuto e che negli anni '80 era diviso tra persone normali tossici e matti. Si raccontavano delle storie allora, storie che agli occhi di un bambino erano vere. Come quella di Dino Selva, un amico di mio nonno che durante la seconda guerra mondiale era riuscito a sfuggire da una prigione russa e far ritorno in Italia. Un vero fantasma".

Fantasmi, boschi, tane, lupi, morti e resurrezioni, si succedono in un film "dove i simboli sono facili da leggere e la realtà è senza orpelli, nuda e documentaria". Un altro contrasto è "la dimensione quasi amatoriale della lavorazione e l'utilizzo della pellicola". Un film che come il precedente (L'estate di Giacomo, ndr) "mi ha insegnato qualcosa". Un film non facile, che non chiude però le porte al pubblico: "So, che è un'utopia ma vorrei lo vedessero tutti".

D'altra parte filmaker come Comodin rappresentano lo zoccolo duro e puro della professione. Passano dai festival, sono amati dai critici, allargano le maglie della visione se proprio non possono allargare quelle del pubblico. Al cinema servono come il pane, perché "filmare è un atto politico, un atto di resistenza". Perciò il lupo, vero protagonista del film: "Il lupo sono io. Il lupo lo puoi anche ammazzare, ma poi torna. Torna sempre".