“Adoro il cinema di genere italiano, Dario Argento, Lucio Fulci, Sergio Martino, Mario e Lamberto Bava, ci sono cresciuto, nessuno è capace far violenza come italiani. E che dire di Cannibal Holocaust? Pensavo che questi registi fossero in carcere, perché i film sono così realistici come se avessero ammazzato qualcuno… Pensavo davvero Ruggero Deodato avesse ucciso tanta gente… invece no, è un uomo delizioso, ci sono stato a cena ieri sera”.
Così il regista americano Eli Roth presenta The Green Inferno, Fuori concorso al Festival di Roma, esplicito omaggio al Cannibal Holocaust del nostro Deodato, protagonista un gruppo di attivisti newyorkesi che decide di andare in Amazzonica per preservare una tribù indigena dall'estinzione. Ma al rientro il loro velivolo cade nella giungla, e gli indigeni li accolgono a fauci aperte… “Deodato fu la seconda unità di Rossellini, Fulci lavorava con Corbucci, il mix di violenza e realismo ha dato forma a un genere para-documentaristico che oggi è dei vari Paranormal Activity e Cloverfield: sì, sono i film più importanti di oggi, e tutto risale a Deodato”.  
Roth ricorda come questi “film horror venissero posti molto in basso rispetto al cinema con la C maiuscola, eppure, sono i giovani a venirli a vedere ancora oggi: è un cinema pericoloso, lo guardi e pensi davvero di essere nella giungla”. “I registi oggi stanno seduti, e come dice Tarantino, si afflosciano, mentre io ho voluto un film folle, addentrandomi nell'Amazzonia peruviana, in un villaggio dove non c'era elettricità, dove non avevano mai visto la tv… Ebbene, 300 persone di quel villaggio hanno visto Cannibal Holocaust, sono stato orgoglioso di portare in Amazzonia il cinema italiano!”.Venendo alla storia del film, Eli Roth mette nel mirino il capo del gruppo ambientalista, ovvero, “un attivista in poltrona, della serie salviamo i delfini e ritwittiamo. Twitter è un posto dove la gente sale in cattedra e vuole starci, ma preme un tasto senza fare sacrifici: c'è gente che vuole aiutare, ma anche chi vuole dare solo l'idea di aiutare… Anche Occupy WallStreet, mio cugino l'ha fatto, era un bel modo per incontrare ragazze”.
Ancora, sulle nuove generazioni, Roth osserva come “oggi si vuole una scorciatoria per tutto, musica, film e carriera, tutto deve arrivare subito, non si vuole più aspettare”, mentre per The Green Inferno cita anche l'influenza del Werner Herzog di Aguirre e Fitzcarraldo, sottolinea di “non aver voluto ricreare un'estetica anni '70, ma la mia personale” e sui legami con Hostel conclude: “Forse non facciamo altro che ripetere sempre lo stesso film…”.