"Non andate a vederlo": è questo il lancio auto-promozionale di Hostel nelle parole del regista Eli Roth. Il suo horror prodotto da Quentin Tarnatino uscirà in Italia il 24 febbraio, dopo aver incassato negli Usa 46 milioni di dollari a fronte dei 4 di budget. Hostel è iper-violento e gronda sangue, ma - dice Eli Roth - "riflette la realtà orribile del mondo contemporaneo". Che nel film si traduce in occhi strappati dalle orbite, arti staccati, teste mozzate e strumenti di tortura che attendono due giovani backpackers americani e il loro nuovo amico islandese in uno sperduto ostello slovacco, raggiunto nella certezza di trovarvi ragazze belle e disponibili. Roth, 33 anni, al secondo lungometraggio dopo Cabin Fever, dice che "Hostel vuole primariamente intrattenere con la violenza". "Nel film - prosegue il regista - esalto l'aspetto vouyeristico della violenza, come già aveva fatto il maestro Pasolini in Salò, e rifletto la paura dei nostri tempi non troppo diversamente da L'a notte dei morti viventi di Romero o da Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato". In questa capacità di fornire un sottotesto ideologico sta per Roth la valenza politica del genere horror: "Dopo New Orleans devastata da Katrina e la tragedia senza tregua dell'Iraq, gli americani sono molto spaventati perchè ormai sanno di essere governati da un folle, come se fossero i pazienti a dirigere l'ospedale psichiatrico". "La gente - prosegue - è terrorizzata dall'orribile inadeguatezza di George W. Bush: non c'è nulla di più spaventoso. Vorrebbe urlare ma non può: il cinema horror serve a sfogare queste urla represse". "Ma il mio - rincara la dose Roth - è un orrore fatto di trucchi, quello di Bush è autentico: è lui il colpevole dell'Armageddon scatenatosi a New Orleans e delle torture perpetrate dai marines nella prigione di Abu Grahib". Ma il successo dei recenti remake horror, da Saw 2 in giù, si spiega per Roth anche con altre "più innocenti" motivazioni: "Gli horror sono ideali per il primo appuntamento: sono le coppie il nostro pubblico. Quando sei giovane e vai al cinema con una ragazza non è per guardare il film, ma perchè il primo contatto sia più disinvolto. Dopo il film si esce spaventati ed eccitati, non si vuole dormire soli, per cui si finisce a letto insieme". "Per questo - conclude - tra nove mesi ci sarà un boom di neonati di nome Hostel". Tra i suoi progetti futuri, c'è appunto il sequel di Hostel, che sta scrivendo, e un progetto a quattro mani con Richard Kelly, il regista di Donnie Darko. Da ultimo, Roth confessa tutta la propria emozione per i complimenti ricevuti da Dario Argento: "L'incontro con lui è stato una delle esperienze più gratificanti della mia vita".