Ridere di Hitler? E' possibile, almeno al cinema. Da venerdì 23 esce in sala Mein Fuhrer, la veramente vera verità su Adolf Hitler. Il regista Dani Levy dice di essersi ispirato a Il grande dittatore di Charlie Chaplin, ma ironizzare sul Fuhrer non era il suo unico interesse: "E' una tragedia con elementi comici : essendo io ebreo, un modo per vendicarmi di Hitler e cercare di capire qualcosa sul nazionalsocialismo". Debitore confesso di Pasolini e Benigni, il regista spiega: "Non rappresento il nazismo solo come qualcosa di scioccante, ma rifletto sul retroterra per evitare che simili tragedie possano accadere di nuovo: solo psicologi e psicoterapeuti mettono in correlazione il nazionalsocialismo con la "psicologia pedagogica nera", sistema educativo, nel quale sono cresciuti Hitler e molti dei suoi contemporanei, che prevedeva fin da bambini l'imposizione della violenza e dell'ingiustizia". Da qui la figura del Fuhrer - interpretato da Helge Schneider - si colora di umanità e comicità: un uomo garvemente complessato fino a sfiorare il ridicolo, quando si mette a quattro zampe su indicazione del suo tutor ebreo, il prof. Adolf Grunbaum - Ulrich Muhe, protagonista del pluripremiato Le vite degli altri, nella sua ultima interpretazione prima della morte improvvisa. Mein Fuhrer, la veramente vera verità su Adolf Hitler ha incassato la reazione negativa della comunità ebraica: "Uno statement - ribatte Levy - strettamente politico: oggi se si scrive una commedia sul nazionalsocialismo si viene subito giudicati con parametri politici prima ancora che artistici".