“Non penso che questo sia un horror, ma una storia di fantasmi. Mi piace molto lavorare con giovani registi che non hanno ancora una fama consolidata. Trasmettono un’energia particolare, che ti coinvolge fin dal primo istante”. L’attrice Helen Mirren presenta La vedova Winchester, che uscirà nelle sale italiane giovedì 22 febbraio, distribuito in 250 copie da Eagle Pictures.

Sarah Pardee Winchester, l'erede e proprietaria della società Winchester, vive in un palazzo di sette piani, con centinaia di stanze, in continua costruzione senza alcun progetto. Sembra il parto di una mente folle, ma in realtà la vedova sta costruendo una prigione per centinaia di fantasmi, per le anime in pena di coloro che sono morti per la pallottola di un Winchester. Quando lo psichiatra Eric Prince viene ingaggiato per valutare la salute mentale di Sarah, scopre che dietro alle sue ossessioni potrebbe esserci un terribile mistero.

La vedova Winchester si ispira a fatti realmente accaduti. La signora, dopo la morte del marito, ha deciso di vivere da eremita, ritirandosi nei meandri di tutte quelle stanze. Attorno a lei sono nate molte leggende, ma personalmente non credo negli spiriti. Sono agnostica, ho bisogno di vedere, devo analizzare ogni fenomeno con i miei occhi. Non ho mai incontrato uno spirito, quindi secondo me non esistono. L’immaginazione umana è un’arma molto potente, che ci può convincere anche dell’impossibile”, aggiunge Mirren.

Il cast ha avuto la possibilità di visitare Winchester House, che oggi è un’attrazione turistica. “Dopo due minuti che sei entrato, ti perdi. Non sai dove andare, tutto ha proporzioni diverse, colori differenti e non sai più come orientarti. È una sorta di paese delle meraviglie, sembra una casa di bambole, dove tutto è piccolo, ma allo stesso tempo è immenso”.  E sul suo personaggio: “Era una donna minuta, creativa, piena di mistero. Mettermi nei suoi panni è stato molto affascinante”.

I mitici Winchester sono al centro di questa ghost story. “In America c’è una vera e propria cultura delle armi. Ma è troppo facile puntare il dito contro gli Stati Uniti. Tutti i Paesi vendono bombe e mitragliatici ai signori della guerra per guadagnare grandi somme di denaro. Siamo tutti colpevoli. In questo film raccontiamo di anime che continuano ad accompagnarci, di morti violente che forse potevamo evitare. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”.

In chiusura, c’è anche spazio per parlare del movimento #MeToo. “L’evoluzione culturale è un processo lento, che richiede molto tempo. Fino a cento anni fa, le donne non potevano neanche esprimere il loro pensiero. Viviamo in un’epoca tumultuosa, vulcanica. Quella degli ultimi mesi è stata un’eruzione, con il magma che sta per travolgere chiunque non sia abbastanza intelligente da spostarsi”.