"Di mafia si parla solo quando ammazza. Per svolgere una funzione importante, il cinema deve mettere in risalto le implicazioni sociali, gli aspetti oscuri, il rapporto con la politica". Il monito arriva dal Procuratore Generale a Torino, Giancarlo Caselli, intervistato dalla Rivista del Cinematografo nel numero di gennaio-febbraio. Per molti anni, dal 1993 al 2001, Caselli è stato impegnato in prima persona nella lotta alla criminalità organizzata come Procuratore Generale a Palermo e, lo scorso dicembre, si è candidato al vertice della Procura Nazionale Antimafia. "Sono pessimista in merito alla sua possibilità di sollecitare l'intervento dello Stato e delle istituzioni - continua -. Non credo che basti un film a richiamare alle responsabilità chi non riesce a prestare fede alla propria missione". Dell'argomento Caselli è stato invitato a discutere nel corso di un incontro dal titolo In nome di Dio e dello Stato organizzato dalla Rivista del Cinematografo al Cinema Trevi di Roma l'11 febbraio (alle ore 17.00). Interverranno il cardinale Achille Silvestrini, ex ministro degli esteri pontificio, il fratelli Andrea e Antonio Frazzi, registi di Certi bambini, Elda Ferri produttrice di Alla luce del sole, Petro Calderoni, sceneggiatore della prima fiction tv dedicata alla figura di don Puglisi e Mons. Domenico Mogavero, che si occupa della causa di beatificazione del parroco di Brancaccio. "I sacrifici che andrebbero raccontati sono tantissimi e avvengono in ogni angolo del pianeta - dice Silvestrini alla Rivista del Cinematografo -. Dai sacerdoti in prima linea per la pacificazione delle tribù africane a quelli che si sono offerti ai tedeschi durante la Resistenza. Una casistica molto vasta riguarda poi le chiese non cattoliche".