Cosa fareste se un giorno vi capitasse di vedere voi stessi in televisione premere il grilletto e spararvi? Muove da questo inquietante interrogativo il nuovo lavoro di Antonio Capuano, Giallo?, primo film in concorso alla 55ma edizione di Taormina Film Fest e unico italiano in gara. Al centro della storia il 60enne Vittorio Zemeli, emblema dell'uomo senza qualità: solitario, grigio, naufrago di un'esistenza che passa tra un negozio di fiori da portare avanti e l'appartamento dove si ritira la sera a guardare la tele. Fino a quando dal tubo catodico non emerge proprio lui, interprete di uno spot che termina con la morte del suo protagonista. Vittorio nè è scosso e anche la sua vita, da quel momento, subisce un vero terremoto: soggetti minacciosi prendono a girargli intorno, proferendogli strani avvertimenti e messaggi cifrati; le cose che gli erano familiari inizano a diventare ostili (gli occhiali si rompono, la tv rimanda immagini disturbate), la sua salute peggiora e, da ultimo, spunta anche una pistola e qualche cadavere di troppo...Atmfosfere kafkiane (esasperate dalla puntuale fotografia di Luca Bigazzi che illumina "a morto" Torino) per il ritorno in piena verve autoriale di Capuano, che "tenta di guardare - suggerisce il regista - ad uno dei problemi che più ci angustiano ma la cui soluzione sembra allontanarsi sempre più, la solitudine. Un malessere allarmante, accumulato con pudore, covato nel silenzio del rapporto costante con il televisore, al quale abbiamo affidato gran parte della nostra esistenza". Il film in effetti è una complessa metafora del leviatano televisivo, capace di divorare ogni forma autentica dell'esistenza per sostituirla con i propri artefatti. Peccato che l'assunto rimanga impigliato dietro i troppi cavilli di sceneggiatura (non convince ad esempio il sottotesto nazista, con conseguente equazione tra la produzione di "doppi" nella società dello spettacolo e quella di mostri nel Terzo Reich), e che la ricerca insistita di doppie letture e simbologie finisca per generare più confusione che enigmi. La resa espressiva però è magistrale, animata da momenti di grande cinema onirico, inquietanti fantasmagorie e forti espedienti stranianti (come la scelta "sfacciatamente posticcia" di doppiare tutti gli interpreti con voce impostata). Insomma un affascinante esercizio di stile con qualche ambizione di troppo. Perfetto nel ruolo principale Carlo Cantore, un esordiente di sessant'anni che Capuano ha "conosciuto per caso andando a comprare il giornale". Da segnalare anche il cameo di Barbara Bouchet, che a 65 anni, si è convinta a tornare sul set. Racconta l'ex icona della commedia sexy italiana: "Quando mi ha chiamato questo tizio dal forte accento napoletano per propormi di fare, uso le sue testuali parole, una specie di Marilyn Monroe tardona, me ne sono innamorata subito, e ho accettato". Ma Taormina Film Fest entra a pieno regime da stasera, con il debutto delle premiere interazionali al Teatro Antico: si parte con il doc celebrativo firmato Antonello Sarno Taormina 55 per poi proseguire con la commedia americana The Proposal (Ricatto d'amore) di Anne Fletcher, con il primo nudo integrale in carriera di Sandra Bullock. Questa sì una prima visione da non perdere.