Dramma agrodolce in salsa yiddish, incentrato sul rapporto problematico tra l'anziano Eliezer Shkolnik (Shlomo Bara Aba) e suo figlio Uriel (Lior Ashkenazi), entrambi esperti del Talmud, uno filologo e purista, l'altro più "a portata" e meglio inserito a livello istituzionale: è Footnote dell'israeliano Joseph Cedar, passato ieri in Concorso a Cannes. "Nel nostro paese manca la compassione - dice il regista, oggi sulla Croisette - e quello che mi interessava più di ogni altra cosa era mettere in scena questa continua tensione tra due diverse generazioni. Il conflitto tra padre e figlio, soprattutto per il modo in cui ho concepito il film, è impossibile possa risolversi compiutamente".
A chi gli chiede verso quale dei due personaggi sente maggior simpatia, Cedar risponde senza esitazione: "Non posso che amare entrambi, il padre per questa ostinata ricerca della verità, il figlio perché preferisce cedere al compromesso (la rinuncia ad un premio a lui destinato, erroneamente assegnato al padre, ndr) piuttosto che incrinare ulteriormente i già delicati rapporti con il primo".