La prima giornata di concorso della 66. Berlinale apre nel segno della politica, del cinema intimista e della science fiction d’autore. Mentre George Clooney ha mantenuto la promessa annunciata ieri in conferenza stampa e ha incontrato la Merkel per parlare di rifugiati.

Con il dramma Hedi dell’autore e cineasta tunisino Mohamed Ben Attia è riuscita al festival una partenza forte. Hedi è la storia dell’emancipazione di un giovane tunisino. Potente ed emozionante la storia segue il ventenne Hedi nella ricerca di sé stesso. Un viaggio difficile e pericoloso quello verso la felicità.

Perché, se un amore lo coglie improvviso, a casa lo aspettano la famiglia e una sposa promessa. Riuscirà il giovane eroe Hedi a spezzare il peso delle aspettative e trovare la sua strada?

"La ricerca della felicità è il tema centrale del mio lavoro", così il regista a margine della presentazione del film. "E per felicità intendo quella individuale e quella di una comunità intera". Evidenti, ma non banali, i paralleli tra il destino di Hedi e la realtà del suo paese. "Proprio come succede a Hedi, la società tunisina sta scoprendo sé stessa in questi primi, difficilissimi anni alla ricerca della democrazia. Finora non sapevamo chi fossimo. Tutto è cambiato con la primavera araba. Ci stiamo emancipando. La Tunisia si sta emancipando, proprio come Hedi".

Questa apparentemente piccola storia privata colpisce al cuore soprattutto per la sua capacità di trasformarsi nel corso della sceneggiatura in un affresco cinematografico intenso e grande della società tunisina oggi. Come il suo protagonista, il paese sta cercando una nuova prospettiva, un nuovo punto di orientamento. Il bel film di Attia racconta con pennellate di speranza e gioia, e di paura e insicurezza, questa lunga, difficile ricerca. La prima volta di un film tunisino al concorso della Berlinale da vent’anni. Una bella partenza di concorso.