155 milioni di dollari al debutto negli Usa , terzo incasso del primo weekend di sempre (dopo Harry Potter e i doni della morte Parte II e Il cavaliere oscuro), il primo per i non sequel, il primo per un film non uscito in estate. E' il lusinghiero biglietto da visita di Hunger Games, tratto dal bestseller omonimo di Suzanne Collins (Mondadori), diretto da Gary Ross e interpretato da una delle stelle più brillanti della nuova Hollywood, Jennifer Lawrence, già candidata all'Oscar per Un gelido inverno e lanciata dalla Mostra di Venezia nel 2008, con il Premio Marcello Mastroianni vinto per The Burning Plain.
A Madrid, incontra la stampa con tacco 12, tailleur nero, chioma bionda, tanta consapevolezza e un po' di stupore per gli incassi stratosferici: “Eravamo ottimisti, ma non fino a questo punto: inaspettato, ed eccitante!”. E, come già per Winter's Bone (Un gelido inverno), c'è lo zampino della madre: “Mi ha consigliato lei questi due libri, e ora ne sto leggendo un terzo, ma non posso dirvi quale…”. Finora, il passo dalla carta allo schermo non ha tradito, vedremo.
In Hunger Games, dal 1° maggio nelle nostre sale con Warner Bros, Jennifer è Katniss Everdeen, che nelle rovine di quel che furono gli Stati Uniti combatte per la vita con altri 23 ragazzi in un reality show cruento e letale, gli Hunger Games, giunto alla 74esima edizione e organizzato dal governo quale memento di una passata rivolta. La Lawrence ci è arrivata con “Meryl Streep, Gena Rowlands e Sophia Loren” per modelli femminili, e il nostro Marcello Mastroianni sul versante maschile: “Ho anche preso il premio a lui intitolato a Venezia: il mio primo viaggio in Europa, il primo red carpet, l'esperienza più incredibile della mia vita”.
Ora vorrebbe lavorare con Sofia Coppola, di cui apprezza “il classical timing, si prende il tempo che le serve, non per intrattenere il pubblico, ma per fare cinema, portare un messaggio, senza fretta”. Non c'è solo la Coppola dietro la camera dei desideri, ma anche “Bertolucci, Scorsese, i Coen e Woody Allen”, e comunque il carnet di Jennifer è già di piena soddisfazione: “Sono terribilmente, quasi stupidamente fortunata, a differenza di tanti amici che ancora non sanno che fare da grandi, io ho trovato la mia strada, e incontrato il successo”. A 21 anni si sta “abituando alla moda”, mentre sul fronte tecnologico son dolori: “Chiamo sempre il mo vicino ingegnere perché mi aiuti con il laptop, l'iPhone… Sono una frana, mi limito a e-mail e YouTube, tutto il resto è fuori dalla mia portata. E pensare che ho solo 21 anni…”, scherza Jennifer.
Ma la sua Katniss Everdeen? “Un'eroina alla Giovanna d'Arco, in un film che non è fantascienza, ma dramma: invita a non dimenticare il passato - ve li ricordate i gladiatori? - e a riflettere sulle tragedie e le sofferenze che colpiscono l'umanità. Chi ha il coraggio di alzarsi e ribellarsi?”. La sua Katniss, appunto, ma anche “Occupy Wall Street e la Primavera Araba”.
Insomma, Jennifer ha gli occhi ben aperti sul mondo: “Leggo sia giornali conservatori che liberali, con la politica ho dimestichezza, ma mi fermo qui: meglio non dirvi le mie opinioni”.
Viceversa, si sbilancia sui reality. “Ne sono una grande fan”, ma si trasformerebbe mai da spettatrice a protagonista, stile Paris Hilton o Kim Kardashian?  “Eh?!? Sono così noiosa, sarebbe orribile. E di incubi ne ho già abbastanza, ultimi i paparazzi”.
Al contrario, per i compagni di set Lenny Kravitz e Donald Sutherland scorre il miele: “Con Lenny una grande chimica, mentre quello di Sutherland (un dittatore, NdR) è il personaggio che preferisco: un bad guy!”. Il mantra, comunque, è “non dimenticare”. Vale per Hunger Games, vale per Jennifer Lawrence: senza esagerazioni, abbastanza indimenticabile. Vedere per credere…