Un'araba fenice su cui investire come nella Fiat e che vista la capacità di sopravvivere a Marzullo, lascia ben sperare sulla sua lunga vita. Questo, in sintesi, l'entusiasmo dei protagonisti sui successi ottenuti dal cinema italiano nel primo scorcio del 2007: un 40% del pubblico in sala nel primo trimestre, che fa gridare molti quasi al miracolo. "Siamo come la Fiat, siamo ripresi! - dichiara Carlo Verdone in un'inchiesta del Giornale dello Spettacolo -. E come per la Fiat, io oggi comprerei azioni del cinema italiano". Sulla stessa linea, ma più misurato anche Paolo Virzì, che affida però l'entusiasmo all'ironia di sempre: "Non bisogna mai spaventarsi né esaltarsi troppo. Diciamo che il cinema italiano nonostante tutto c'è ancora e mi sa che ci sarà ancora a lungo. Abbiamo persino resistito eroicamente alla promozione in tv condotta da Gigi Marzullo, che avrebbe messo in ginocchio qualsiasi cinematografia al mondo". Simili le cautele di Giuseppe Bertolucci, che applaude il ritorno al cinema dei giovanissimi, ma invita alla prudenza: "Visto, però, che ogni sei mesi si parla di rinascita del cinema italiano, ci andrei piano con le parole. Quando i fiori sbocciano fuori stagione, poi non ci sono i frutti perché arrivano le gelate. Il clima, oggi, mi sembra da gelata e non da grandi frutti". Di ordinaria ciclicità fra morti e rinascite parla anche la sceneggiatrice Heidrun Schleef: "Sono in Italia dall'85 e da allora ho sentito dire che il cinema italiano è morto, e poi risorto, almeno tre volte. Il problema è nel sistema che si è creato. Abbiamo pochissimi produttori indipendenti. E invece tutto dipende dal modo di produrre, da dove arriva il denaro e come viene speso. Un buon cinema si regge su una produzione in buona salute. E al momento mi sembra proprio che questa manchi in Italia". Conferma alle sue parole arriva dalla testimonianza di Laura Morante, costretta a ricercare una produzione in Francia per il suo esordio alla regia: "Nel nostro Paese non è solo difficile trovare i finanziamenti. Se non si tratta di un prodotto destinato al grande pubblico, il film, una volta realizzato, viene abbandonato a se stesso. In Francia c'è un'attenzione maggiore a tutte le fasi di lavorazione".