La 55a edizione di Pesaro Film Festival discute anche di teoria femminista del cinema, della sua eredità passata e della sua connessione al presente. La retrospettiva guidata da Federico Rossin sulla settima arte coniugata al femminile tra 1968 e 1978 riscopre film sommersi e dimenticati, ma ancora potentissimi dal punto di vista estetico e politico.

Quattro “lezioni di storia”, quattro programmi tematici che spaziano dalla solitudine femminile alla storiografia, dalla critica delle immagini e dei media alla ricerca della propria identità.

“Negli anni ’70 le femministe hanno superato ostacoli di ogni tipo” spiega Rossin, “sono riuscite a dimostrare che le immagini sono immagini e che la realtà è un’altra cosa. Obiettivo di queste lezioni di storia è mostrare pellicole finora mai passate nei festival, nemmeno a Pesaro, e del tutto ingiustamente dimenticate”.

Tuttavia, quello di Rossin non è il solo punto di vista per indagare l’argomento. “È importante capire che avvicinarsi a queste opere non significa limitarsi a studiarne l’eredità storica” puntualizza l’autrice e traduttrice Maria Nadotti.

“Il concetto stesso di eredità ci va stretto: gli sguardi di Joan Jonas, Martha Rosler, Chantal Akerman e di tutte le altre hanno reinventato il cinema e continuano a farlo ancora oggi. Una delle più grandi lezioni del femminismo, anche cinematografico, è di non dover aspettare che le cose accadano, ma di farle accadere”. E conclude: “È un po’ come per i fiumi carsici, sono sempre in azione, anche quando non li vediamo”.

Il direttore del festival Pedro Armocida aggiunge: “Scopo della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema è quello di andare al di là delle discussioni, mettendo in campo i fatti, come rappresentato anche dalle altre due rassegne (oltre ai Femminismi, ndr) che la presente edizione dedica unicamente al cinema di registe donne, Sguardi femminili russi e Sguardi sul cinema spagnolo contemporaneo”.

Il femminismo al cinema è tema di dibattito lontano da una risoluzione univoca. Certo, considerati gli ultimi dati del rapporto DEA (Donne e Audiovisivo), di cui si è parlato approfonditamente durante l’ultima edizione di Castiglione Cinema, meno del 10% dei film che arrivano nelle sale cinematografiche sono diretti da donne. Perciò rimane tanto da cambiare e da fare, dentro e fuori dai festival cinematografici.