“Da piccolo ero terrorizzato che mia madre morisse. Spesso allontanavo la paura della morte pensando a Totti: se c’è Totti non c’è la morte. Oggi andiamo interpretando la morte in vita di Totti, il tema principale è la fine. Tutti possono riconoscersi in questo concetto, con il quale facciamo spesso i conti. Totti per sua natura è archetipo, una rete di salvataggio: chiunque si può riconoscere in lui”.

Pietro Castellitto è Francesco Totti in Speravo de morì prima, dramedy in sei episodi diretto da Luca Ribuoli, serie Sky Original presentata oggi dallo Stadio Olimpico di Roma, prodotta da Mario Gianani per Wildside, del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment di Virginia Valsecchi, The New Life Company e Fremantle, tratta dal libro Un capitano di Francesco Totti e Paolo Condò, edito da Rizzoli Libri S.p.a., in onda dal 19 marzo alle 21.15 su Sky Atlantic e in streaming su NOW.

Tra presente e passato, pubblico e privato, l’ultimo anno e mezzo di carriera del leggendario ex capitano giallorosso, per raccontare la fine del suo lungo ed entusiasmante percorso con la maglia giallorossa, la stessa per oltre 25 anni: dal ritorno di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma fino al più struggente addio al pallone della storia del calcio.

“Speravo de morì prima”, a Sky’s Tv Serie focused on Roma’s football player Francesco Totti - Foto Iacovelli/Zayed

“La scelta è stata quella di prendere una parte della vita di Totti, quella dove emerge l’aspetto più intimo, privato, umano. Con un tono pop, leggero, senza mancare di rispetto alla parte di un uomo che si trova a dover fare i conti con la fine di una carriera lunghissima e gloriosa”, spiega Nicola Maccanico, Executive Vice President Programming di Sky, che aggiunge:

“La serie nasce per andare oltre le barriere del tifo, proprio per raccontare la storia di un uomo che va molto oltre la maglia che ha indossato. La storia che raccontiamo è universale, e nella sua universalità non esiste un tifo più forte di un altro”.

Assente alla presentazione di questa mattina (con cast e produzione in presenza e giornalisti collegati da remoto), Francesco Totti ha affidato ad un videomessaggio l’invito a vedere la serie, “perché è simpatica e allo stesso tempo emozionante”, ringraziando soprattutto Pietro Castellitto, per il “ruolo molto particolare, difficile che ha dovuto interpretare, ha cercato di fare uscire cose di me che neanche io conoscevo”.

“Speravo de morì prima”, a Sky’s Tv Serie focused on Roma’s football player Francesco Totti - Foto Iacovelli/Zayed

Proprio l’aspetto del Totti privato trova la centralità della narrazione: “La sfida è stata quella di fare storia del presente. Il momento dell’addio al calcio di Totti, una cosa molto recente, ha già scolpito l’immaginario collettivo. E ripercorrere quelle emozioni così recenti non era esercizio semplice, la strada narrativa da percorrere era molto stretta e si è voluto intuire lo spirito di quella persona, di una città come Roma e di quel momento unico”, dice Mario Gianani, CEO di Wildside, nonché accanito tifoso romanista, con il figlio chiamato Francesco proprio in onore dell’ex capitano giallorosso.

“Questa serie però non parla solo ai tifosi della Roma: quel che è certo è che da parte nostra è stato un atto d’amore nei confronti di Totti”.

Personaggio capace di essere al tempo stesso mitologico e normalissimo: “L’epica leggerezza è la sintesi che abbiamo ricercato, Francesco sa sempre farti stare sereno, a tuo agio quando parli con lui, e allo stesso tempo è portatore di un’epica sportiva unica e irripetibile. Dovevamo quindi cercare a tutti i costi di mantenere in equilibrio questi due aspetti, senza far mai prevalere uno a discapito dell’altro”, racconta il regista Luca Ribuoli, che ha diretto la serie partendo dalla sceneggiatura di Stefano Bises, Michele Astori e Maurizio Careddu, basata come detto sul libro scritto da Totti insieme a Paolo Condò.

Per questo, sottolinea ancora Gianani: “È la storia di Totti questa. Felici che poi un giorno magari si potrà realizzare una serie con il punto di vista opposto”.

“Speravo de morì prima”, a Sky’s Tv Serie focused on Roma’s football player Francesco Totti - Foto Iacovelli /Zayed
“Speravo de morì prima”, a Sky’s Tv Serie focused on Roma’s football player Francesco Totti - Foto Iacovelli /Zayed
“Speravo de morì prima”, a Sky’s Tv Serie focused on Roma’s football player Francesco Totti - Foto Iacovelli /Zayed
“Speravo de morì prima”, a Sky’s Tv Serie focused on Roma’s football player Francesco Totti - Foto Iacovelli /Zayed

Ovvero quello di Luciano Spalletti, l’allenatore che dopo la prima esperienza in giallorosso (2005-2009) torna a sedere sulla panchina della Roma a gennaio 2016, con l’ingrato compito di risollevare una squadra non proprio al meglio (l’epilogo dell’avventura di Rudi Garcia) ma, soprattutto, di dover “gestire” il fine carriera del suo giocatore – da sempre – più rappresentativo.

“Possibili conseguenze sul modo in cui la serie tratta la rivalità tra Totti e Spalletti? Facciamo questi lavori perché siano anche elementi di discussione, credo che tutta questa storia sia stata narrata con profondo rispetto per tutti i personaggi, al di là del fatto di dove ciascuno di noi possa pensare si trovi il bene o il male, il giusto o lo sbagliato”, dice ancora Nicola Maccanico, che conclude: “Ogni commento, ogni opinione sarà benvenuta”.

La conferenza di presentazione di Speravo di morì prima

“Ho cercato di trovare un filo conduttore, identificandolo nel disagio. Di una società, di una squadra, di un gruppo, di un allenatore, dello stesso Totti, di dover gestire una serie di situazioni, di dover riprendere un rapporto interrotto anni prima”, spiega Gianmarco Tognazzi, che nella serie interpreta appunto il mister toscano. “Non mi piaceva l’idea dell’antagonista, del cattivo, perché non credo che sia stato tale, ho studiato la sua evoluzione da allenatore. Ho voluto lavorare sui non detti, d’altronde i fatti bene o male li conosciamo: molto è dato dal rapporto interpersonale, dagli sguardi che entrambi hanno utilizzato per parlarsi non riuscendo a farlo a parole”, dice ancora l’attore, che sul regista Ribuoli aggiunge:

“Ha realizzato qualcosa di straordinario, va bene ricreare il segno di quello che queste persone sono e sono state, ma la grande forza viene restituita da tutto quello che noi abbiamo immaginato del loro privato, che conosciamo perlopiù attraverso quello che riportano i giornali, frammenti di un tutto. La sfida è stata molto grande, ma speriamo di esserci riusciti”.

Gianmarco Tognazzi è Luciano Spalletti in Speravo de morì prima - Foto Iacovelli/Zayed

Frammenti di un tutto, molto significativi, che per la sfera privata dell’uomo Totti sono stati i genitori, Enzo e Fiorella (Giorgio Colangeli e Monica Guerritore), oltre naturalmente alla moglie, ormai compagna di una vita, Ilary Blasi, interpretata da Greta Scarano:

“Roma e madre. Questa è la figura di Fiorella, che ho trattato con la mia immaginazione, senza averla mai incontrata. Provando a riempire il personaggio di cuore, carne, attraverso questi parametri, per restituire una donna che oltre alla vita ha saputo regalare a questo bambino un incredibile dono”, spiega la Guerritore, che riguardo ai genitori del fuoriclasse dice: “È il viaggio di una famiglia romana che accompagna il proprio figlio in questa avventura meravigliosa fino all’epilogo così doloroso, ‘er core me s’è aperto come non sportello’, per ricordare un celebre verso di Cesare Pascarella”.

Monica Guerritore in una scena di Speravo de morì prima - Foto Iacovelli/Zayed

“I genitori di Totti hanno una parte importantissima in questa storia, famiglia che sarebbe stata la stessa se Francesco avesse fatto l’impiegato del catasto”, aggiunge Giorgio Colangeli, che interpreta papà Enzo (scomparso recentemente a causa del Covid):

“Una figura apparentemente assente, in qualche caso anche sostanzialmente, ma ha una sua presenza fatta di silenzi, ascolto. Un uomo che si riserva qualche battuta nel controtempo, nella pausa che gli viene concessa da Fiorella, una donna straripante, perché sa che in quel poco che ha a disposizione deve essere sempre pungente”.

Giorgio Colangeli in Speravo de morì prima - Foto Iacovelli/Zayed

Importanza cruciale che riveste naturalmente anche la figura di Ilary Blasi: “C’era del materiale incredibile per un’attrice, la cosa interessante è stata essere accanto a Pietro, che ha interpretato questo personaggio leggendario con una grazia e una personalità che non è da tutti”, dice Greta Scarano, che prosegue:

“Quello con Ilary è un rapporto duraturo, figlio di un grande amore, simile all’amore che Totti ha provato per la Roma. Lo stare vicini in quel momento così difficile, quello dell’addio al calcio, l’ho vissuto come un dramma shakespeariano. Interpretare la donna che gli era accanto in quel momento è stato eccezionale".

"La cosa particolare è che siamo di fronte a due persone ultra note e al tempo stesso semplicissime: nonostante si tratti di figure pubbliche, iconografiche, molto esposte, all’interno delle mura domestiche sono rimaste due persone normali. Ed è la ragione per cui stanno ancora insieme”.

Greta Scarano è Ilary Blasi in Speravo de morì prima - Foto Iacovelli/Zayed

Ma qual è stato, soprattutto per Pietro Castellitto, il modo per provare a restituire al meglio Francesco Totti?

“Volevamo creare una maschera che lo ricordasse, che lo evocasse ma che alla fine potesse stupire anche lui. Il cinema è evocazione, non imitazione. Sono cresciuto con il suo poster in camera, qui allo stadio l’ho visto giocare centinaia di volte, ma non lo avevo mai incontrato in prima persona. La serie è più incentrata sulla sua vita privata, zona d’ombra che nessuno conosceva fino in fondo. Lì ho cercato di riportare l’essenza ironica di Francesco: mai così tanto ho percepito, giorno dopo giorno, di migliorare come attore. Durante le riprese, poi, ho ritrovato un diario che non trovavo da 15 anni, il capitolo più lungo di questo diario parlava di Totti, avevo 9 anni quando l’ho scritto”.

Pietro Castellitto

Icona, quella di Totti, che secondo la founder di Capri Entertainment, Virginia Valsecchi, “racchiude interamente i crismi del personaggio positivo, l’eroe che si è sempre saputo rialzare in piedi, anche dopo quel gravissimo infortunio (nel 2006, qualche mese prima del Mondiale poi vinto dall’Italia, episodio raccontato dalla serie, ndr)".

"Credo che le nuove generazioni abbiano bisogno di figure così nelle quali potersi riconoscere, anche per questo abbiamo scardinato un po’ le regole del gioco, intrecciando dramma, commedia, epica sportiva, comicità: tutto questo perché la sua vita è composta di tutti questi elementi. È una serie pop, che deve prendere tutto il quadrante, la fede calcistica, l’amore per la famiglia, per la moglie, e via dicendo”.

Un calciatore che per un quarto di secolo ha indossato un’unica maglia, quella giallorossa: “Per sempre fedele alla sua casacca, cosa che forse in ambito politico avviene soltanto con i dittatori”, la metafora azzardata da Castellitto, che unisce a quella di Totti figure di sportivi come Federer, Valentino Rossi, perché “la lealtà ti permette di essere amato da tutte le tifoserie pur essendo sempre stato con un’unica squadra”.

Speravo de morì prima, insomma, titolo che riprende l'ormai celebre striscione apparso all'Olimpico quel 28 maggio 2017, giorno dell'addio al calcio giocato del 10 giallorosso: ma è stato ringraziato poi l'autore dello striscione? "L'abbiamo contattato e gli abbiamo riconosciuto i diritti di copyright", assicura Gianani.