"Ci ho messo cinque secondi per accettare la proposta di Riccardo Tozzi e debuttare nella regia" ha detto Carlo Virzì, fratello musicista del regista Paolo Virzì, che questa mattina a Roma ha presentato la sua opera d'esordio, L'estate del mio primo bacio, ispirato al romanzo biografico  Adelmo torna da me (anche precedente titolo del film) di Teresa Ciabatti e in uscita nelle sale italiane l'1 giugno distribuito dalla 01. Sceneggiato insieme a Paolo Virzì e interpretato dagli esordienti Gabriella Belisario (straordinaria) e Jacopo Petrini, affiancati da Laura Morante, Andrea Renzi, Gigio Alberti, Neri Marcoré e Regina Orioli, il film ha per protagonista la tredicenne Camilla (Gabriella Belisario): è ricca, ha una mamma perennemente depressa (Laura Morante), un papà (Andrea Renzi) con un'amante molto più giovane di lui (Regina Orioli), una tata (Daniela Carrozzi) che le fa da nonna e confidente e non ha mai baciato un ragazzo. Decide che entro la fine delle vacanze estive dovrà riuscire a posare le sue labbra su quelle di Adelmo (Jacopo Petrini), il ragazzo di quattro anni più grande di lei incaricato di tenere pulita la piscina della sua villa all'Argentario. Ambientato negli anni '80, L'estate del mio primo bacio si inserisce in un certo qual modo in quel revival cinematografico inaugurato da Notte prima degli esami, "ma quando abbiamo iniziato a scrivere l'idea di ambientare la storia in quel periodo ci sembrava originale. Gli anni '80 per me sono stati anni fondamentali, anche dal punto di vista musicale"- dice il neoregista, a Roma insieme al fratello, agli interpreti e al produttore della Cattleya Riccardo Tozzi. Assente Laura Morante, impegnata sul set di Molière a Parigi. "Erano gli anni in cui in America si diceva: non si è mai troppo ricchi o troppo magri" scherza Tozzi. "Tu ragazzo povero per me sei proprio normale" dice a un certo punto Camilla, "Questa battuta paradossale mi è sembrata la cosa più comica e ironica del libro" dice Paolo Virzì. E in un certo senso la dice lunga anche di quegli anni. Non a caso la commedia si chiude con un chiaro riferimento all'imminente scoppio dello scandalo Tangentopoli.