Thaïs fu un grande successo del 1978 al Teatro dell'Opera di Roma, ripetutosi negli anni 80 sui palcoscenici di altri enti lirici. Esito dovuto ai pregi musicali di questa partitura del 1898, da molti riscoperta e considerata, per cromatismo impressionista, non inferiore ai capolavori Werther e Manon. Ma vi contribuì l'allestimento registico e visuale di Pier Luigi Samaritani che traduceva in forme ed effetti raffinati l' esotismo alla base drammaturgica della creazione massenettiana. Esotismo del resto manifestato, in quello scorcio di secolo, da tanto teatro musicale, e non solo, dopo il contatto con terre fino allora poco conosciute. Si ebbe cura, per fortuna, di conservare gli elementi praticabili di quella messinscena, che ora, scomparso Samaritani, viene riproposta dall'Opera con la regia di Renzo Giacchieri. La sua è una revisione rispettosa. "Ricordo lo spettacolo per averlo visto allora - ha detto presentando la nuova produzione - e ammirai lo stile un po' sognante di molte soluzioni adottate dal grande Samaritani. Purtroppo parte dei materiali da lui impiegati, come i grandi specchi, sono inevitabilmente degradati, e ho dovuto supplire con idee nuove, lasciando però inalterata la cifra stilistica nel suo complesso". Secondo Giacchieri va considerato che in quegli anni si sostenevano alti costi per gli allestimenti della lirica, oggi inconcepibili. Ma c'è un aspetto aggiuntivo che entra in gioco ogniqualvolta si rimettono in scena le edizioni storiche dei melodrammi: nel rimontarle non si può evitare che il gusto espresso quando furono ideate subisca qualche adattamento all'ottica estetica di oggi. Il che non è necessariamente un tradimento. L'opera di Massenet è la storia della redenzione mistica di Thais, da cortigiana a cenobita, che suscita un processo inverso nell'animo dell'uomo pio che l'aveva convertita, e si perde. I moti del sentimento sono tradotti in musica avvolgente e fascinosa dalla forte teatralità. La pagina più nota ed eseguita è l'interludio "Méditation religieuse", qui danzato da Carla Fracci su coreografia di Wayne Eagling. La difficile tessitura vocale della protagonista sarà affrontata per la prima volta dal soprano Amarilli Nizza, impegnata, ha detto, "a fare emergere l'eleganza all'interno del discorso spirituale, in un personaggio nel quale vi sono tutte le sfaccettature di una donna". Sul podio direttoriale il francese Pascal Rophé.