“Non solo in Europa, Giambattista Basile ingiustamente è sconosciuto anche in Italia, sebbene sia stato il primo a scrivere di Cenerentola, il Gatto con gli stivali, la Bella addormentata. Il suo Lo cunto de li cunti, per Calvino un raccolta dei sogni deformi di uno Shakespeare partenoepo, è un testo meraviglioso, una miniera di personaggi, e le fiabe sono sempre attuali perché si muovono sugli archetipi. E’ stato giusto portarlo in scena, anche se è un progetto ambizioso e incosciente, in cui mi son avventurato con un gruppo di attori e collaboratori straordinario”.

Così Matteo Garrone presenta a Cannes il suo Il Racconto dei racconti, in Concorso al Festival francese e da oggi anche nelle nostre sale con 01 Distribution. Prodotto da Garrone, Rai Cinema con Francia e Inghilterra, girato in lingua inglese, è interpretato da un cast stellare: Salma Hayek interpreta una regina “prima ossessionata dall’avere dei figli, poi dall’iperprotezione nei loro confronti: che tu sia messicana, libanese o italiana, è facile immedesimarsi”; Toby Jones, un re con “una figlia che cresce, e l’abbandono sembra una minaccia”; Vincent Cassel, che interpreta un re libertino “che ricerca giovani donne”; John C. Reilly, nei panni di un altro re, che sottolinea la “universalità delle fiabe, l’esperienza umana alla base: io sono molto romantico, qui ero davvero convinto di uccidere un drago per amore”.

Se Garrone loda il cast e la troupe, la Hayek, attrice messicana sposata al patron francese del lusso Pinault, dice di “rappresentare le donne, tutte le donne: sono orgogliosa mie radici, mi hanno reso ciò che sono, ma in fondo sono donna, essere umano, e la mia casa è dove è la mia famiglia”. “C’è sempre il matrimonio tra persona e personaggio che richiedo ai miei attori”, continua Garrone, e sottolinea come Il racconto dei racconti è “un film al femminile, ma scritto da quattro uomini: l’elemento femminile l’han portato le attrici, la loro verità”.

Sul fronte produttivo, Jeremy Thomas ringrazia “Matteo per la bella vacanza in Italia”, mentre Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, ricorda come “per la prima volta Matteo mi parlò del progetto sul divano davanti alla tv, durante l’intervallo di una partita di calcio”.

Ancora Salma Hayek evidenzia come “tutte le storie del film vanno in direzioni che non potresti immaginare, non dove vanno le fiabe di solito, ma in un posto unico e con modalità uniche: prima capisci i personaggi, poi il mondo bizzarro, poi cerchi di entrare nella testa del regista, e non sai mai che penserà Garrone”. Che in Basile, circa la continuità di Tale of Tales con la sua precedente produzione, ha “ritrovato tanti elementi che caratterizzato il mio lavoro e le mie ossessioni: il corpo, la metamorfosi, il desiderio spinto oltre ogni limite. Ma sto accanto ai miei personaggi, li racconto emotivamente e istintivamente: non posso fare film se non amo miei personaggi”.

Conclude la Hayek: “Ho capito sul set che per Matteo un film non deve essere solo buono, deve essere suo, unico. Il metodo non esiste solo per gli attori, ma anche per i registi: lui può continuare a girare durante un incendio”.