Un road-movie dal Belgio all'Ucraina, alla ricerca delle tradizioni ebraiche. Questo è Simon Konianski, già presentato al Festival di Roma (sezione Extra), e in sala da venerdì in 40 copie distribuito da Fandango. "Ridere sulle tragedie è tipico dell'umorismo ebraico", dice il regista Micha Wald, che ci porta dentro il campo di concentramento di Majdanek coi toni della commedia: "L'ho visitato a 15 anni, durante un viaggio della memoria. Volevo trasmettere la stessa sensazione che avevo avuto io". E poi: "Si parla con humour della più grande tragedia del secolo un po' come ne La vita è bella: Benigni però appartiene a un'altra generazione, che ha un modo diverso di rapportarsi alla storia. Mi ha ispirato anche A Serious Man dei Coen, solo che lì si chiedono ancora consigli ai rabbini, ora invece si va direttamente dallo psicologo".
Il protagonista, Simon (interpretato da Jonathan Zaccaï), rifiuta il suo passato - "Anch'io ho avuto questo istinto di sopravvivenza nei confronti della mia famiglia", sottolinea il regista – ama Corazon, una danzatrice goy, non ebrea (per gli ebrei i Goyim sono "gli altri"), non circoncide suo figlio, ha una propria posizione politica ("I palestinesi hanno il diritto ad avere uno stato come tutti gli altri popoli, mi troverò una ragazza palestinese!", dirà nel corso della narrazione).
"La Shoah e la questione israelo-palestinese fanno parte delle nostre radici - riprende Wald - ma non ci restituiscono la vera essenza ebraica. A ogni modo non tutti gli ebrei sono razzisti. Mia nonna è una sionista convinta, dice cose tremende sugli arabi, ma è una persona che ha solo paura e reagisce così". Da giovane Wald militava in un movimento sionista dove spesso vedeva film sulla Shoah: "Se ne parla troppo. Il mio lavoro vuole prendere in giro questo fenomeno. La tradizione yiddish affronta simili argomenti con ironia, e il mio popolo sa ridere di se stesso e delle proprie tragedie", conclude Wald, che anticipa già quali sarà il suo prossimo progetto: un film girato in Canada che adatta due romanzi di Jack London.