"Sono partito da una mia paura: quella del labirinto. Ma ho anche recuperato il mio atavico terrore del buio e vi ho inserito delle porte. Dietro ogni porta c'è una paura diversa".

A parlare è lo scrittore Donato Carrisi che dopo La ragazza nella nebbia, film per il quale vinse un David di Donatello (2017), torna dietro la macchina da presa per dirigere il suo secondo lungometraggio, sempre tratto da uno dei suoi romanzi: L'uomo del labirinto (in uscita il 30 ottobre distribuito in 400 copie da Medusa). 

L'uomo del labirinto

Protagonista è nuovamente Toni Servillo, questa volta non più nei panni di un poliziotto ufficiale, ma in quelli di "un detective chandleriano abituato a recuperare crediti piuttosto che a seguire casi", affiancato da niente meno che Dustin Hoffman, nel ruolo del Dottor Green, un medico che aiuta una ragazza (Valentina Bellé) a ricordare cosa è accaduto negli anni in cui è stata rapita e segregata in un labirinto. Nel cast anche Vinicio Marchioni e Filippo Dini.

"Le paure sono sempre lì e sono umanissime. Racconto la discesa agli inferi di un uomo che sta morendo e che quindi può permettersi di sfidare la propria morte", prosegue Carrisi che si è ispirato ai grandi thriller degli anni novanta: "The Game, Il silenzio degli innocenti, Seven, I soliti sospetti".

"Trovo affascinante che in questo film ci sono vari livelli di labirinto. C'è anche un labirinto mentale dal quale ci si domanda come ci si è finiti. Il mio personaggio entrerà in contatto con una serie di eventi di natura infernale", dice Servillo, che ha coprodotto il film insieme allo stesso Dustin Hoffman. Ma come è stato coinvolto nel progetto il grande attore due volte Premio Oscar?

"E' bastato raccontargli la storia e dirgli che c'era Toni Servillo nel film. Aveva già visto La ragazza nella nebbia e letto alcuni dei miei romanzi per cui è riuscito a entrare bene nel mio immaginario", risponde Carrisi.

E Servillo: "Recitare al fianco di Hoffman è stato un regalo che mi ha fatto questo mestiere. Per me lui è un mito. Non l'ho mai chiamato per nome perché ho voluto mantenere sempre una giusta distanza di ammirazione con lui". D'altronde pare che anche Dustin Hoffman è rimasto incantato e si è commosso subito dopo essere entrato negli studi di Cinecittà pensando al film che aveva rifiutato di fare con Fellini.

Toni Servillo - L'uomo del labirinto

Nel labirinto non ci sono specchi: "E' molto kafkiano- dice Carrisi-. Avevo letto il caso di una ragazza rapita in argentina alla quale il rapitore aveva tolto gli specchi. Lo specchio è dominante nel nostro mondo, possiamo farne a meno?".

Nessuno specchio dunque, ma in compenso c'è un grande coniglio cattivo si aggira nella storia: "Mi sono ispirato a due conigli che mi hanno terrorizzato: quello di Alice nel paese delle meraviglie e Harvey, film del 1950 diretto da Henry Koster. Ho voluto creare questa figura, questa specie di minotauro, proprio per rievocare le mie paure".