Defamation di Yoav Shamir è il vincitore della cinquantesima edizione del Festival dei Popoli. Al documentario va il Premio dei Popoli per un' indagine a tratti ironica e mai scontata sul grande tabù dello stato d'Israele, l'antisemitismo: Defamation cerca di far i conti con la storia del suo paese, “con la volontà di andare avanti non prescindendo dal passato”,
Un'edizione, quella che va in archivio a Firenze sotto la direzione di Luciano Barisone, all'insegna del documentario come forma di comunicazione globale, che è stata premiata dai numeri: quasi raddoppiate rispetto al 2008  le presenze (20.000) e gli accreditati.
Anche il premio per la regia assegnato a To shoot an elephant di Alberto Arce e Mohameed Rujailah e la targa Gian Paolo Paoli per il miglior film etnografico-antropologico a Depuis Tel Aviv di Naruna Kaplan De Macedo, dimostrano come oggi grande attenzione sia posta su Israele e la Striscia di Gaza.
Entrambi i film, in prima mondiale, prendono in esame la violenza nei territori. Il primo, documentando con immagini esclusive l'operazione Piombo fuso messa in atto dall'esercito israeliano nel dicembre 2008 per distruggere le infrastrutture militari di Hamas a Gaza, segue le ambulanze denunciando gli effetti dei bombardamenti sui civili inermi: lo sguardo non può sottrarsi perché la visione è partecipe, dolorosa e non deve risparmiare nulla dell'atrocità allo spettatore. “Proprio perché la comunità internazionale deve sapere e agire”, da oggi il film sarà disponibile gratuitamente in rete.
L'israeliana Naruna Kaplan De Macedo, viceversa, con Depuis Tel Aviv entra con sguardo soggettivo in una realtà che non conosce, essendo ebrea ma nata e cresciuta in Europa, e ne indaga l'identità, arrivando spesso a conclusioni che si fatica ad accettare.
La Fondazione Ente dello Spettacolo ha assegnato il premio per la distribuzione, per favorire - dice il presidente Dario E. Viganò - la circolazione del film che meglio mette in evidenza i valori umani e civili, a Petropolis di Peter Mettler, che intraprende un viaggio suggestivo (tutte le riprese sono aeree) e inquietante in un mondo deumanizzato e  piegato unicamente al potere supremo del petrolio.
Premio del pubblico a In purgatorio di Giovanni Cioni, al cortometraggio Upe dei lituani  Rimantas Gruotis e Julija Grudiene e a Human Terrain, lungometraggio presentato nella sezione Stile Libero e firmato dal terzetto J.D. Derian, D. Udris e M. Udris.