"Considerando il numero dei candidati, credo possa considerarsi un'annata da collezione per il cinema italiano, con una nuova leva, una nuova generazione che ne ha preso in mano le sorti e, sono convinto, continuerà in quell'opera di unità del paese che, da sempre, contraddistingue il lavoro dei nostri migliori cineasti". Così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto salutare e ringraziare tutti i candidati al premio David di Donatello oggi in Quirinale, presentati come consuetudine al Capo dello Stato da Gian Luigi Rondi, Presidente dell'Accademia, quest'anno accompagnato da Tonino Guerra, David Speciale 2010 insieme a Lina Wertmuller, Bud Spencer e Terence Hill. "Le difficoltà ci sono, e non sono finite - prosegue Napolitano - ma fanno parte di un complesso economico e finanziario che coinvolge non solo l'Italia: anche per questo il sottosegretario Gianni Letta e il ministro Sandro Bondi non sono presenti oggi, perché impegnati nel consiglio dei ministri sui problemi attuali della Grecia". Ma è proprio l'assenza del governo, a margine della cerimonia, a destare le critiche di molti fra gli addetti ai lavori, dai registi agli sceneggiatori, tra i quali Andrea Purgatori (candidato per lo script di Fortapàsc), rappresentante del direttivo dei Centoautori: "Credo sia la prima volta che manchi il governo alla presentazione delle candidature dei David - dice Purgatori - ed è l'ennesimo segnale di quello che sta accadendo nel mondo della cultura italiana, ormai considerata semplicemente un costo piuttosto che un investimento come in altri paesi. Anche per questo, stasera all'Auditorium durante la cerimonia di premiazione leggeremo un testo, non di pianto ma di lotta, perché con i contributi statali ridotti a zero centesimi è a serio rischio il lavoro di 250.000 persone che, a differenza della FIAT, neanche possono chiedere la rottamazione, vista l'assenza di interlocutori. Non chiediamo l'elemosina - conclude Purgatori - ma quanto meno che tutti coloro che riescono ad assicurarsi enormi profitti grazie al nostro lavoro, come i grandi network o i provider telefonici, ci restituiscano una parte di quegli introiti".
Il testo in questione, che sarà letto da Stefania Sandrelli (candidata al David come migliore attrice protagonista per La prima cosa bella di Paolo Virzì), è frutto dell'unione dei candidati tutti, tra i quali lo stesso regista livornese, stasera in lizza con il maggior numero di nomination (18): "Il cinema italiano è un combattente strepitoso nonostante le mazzate che continua a ricevere - dice Virzì - e lo dimostra la qualità di tutti i film candidati al David. Eravamo il fanalino di coda per quello che riguardava l'intervento statale, ora siamo addirittura usciti dagli standard europei: la speranza, a questo punto, è quella di esserci anche l'anno prossimo...". Chi invece avrebbe preferito un'azione unitaria ancor più rappresentativa è Marco Bellocchio, regista di Vincere, film candidato a 15 David: "Sarebbe stato forse più significativo non presentarci", spiega Bellocchio, convinto che il governo "continui a far leva su un'opinione pubblica che non capisce niente, veicolando l'immagine che la nostra categoria sia formata da parassiti o da gente che ruba i soldi", ma "comprendo che il problema è di ogni singolo candidato, io posso continuare a cavarmela, ma i 30enni di oggi sono allo sbando, non sanno che fare. In tutta serenità - conclude il regista - se a me danno o non danno il David importa fino a un certo punto: mi potrà far piacere per mezz'ora, ma poi la mia vita rimane la stessa. Quello che resta è che il finanziamento statale è stato azzerato, il governo non darà più nulla e noi dovremmo utilizzare alcune occasioni, come quella di stasera, per opporci, protestare, dire di no: in fondo non chiediamo la carità, se è vero come è vero che per ogni euro investito nel cinema se ne guadagnano due".
Si prospetta dunque una cerimonia all'insegna della protesta, questa sera, all'Auditorium Conciliazione di Roma (serata condotta da Tullio Solenghi, in diretta tv dalle 18.30 su RaiSat e in differita alle 23.20 su RaiUno), a conclusione di una giornata iniziata, ancor prima della mattinata in Quirinale, con le dichiarazioni del produttore Domenico Procacci in merito alla presunta incompetenza dei giurati dell'Accademia del Cinema Italiano: "Negli ultimi anni la giuria dei David si è allargata smisuratamente, arrivando a quasi 1600 aventi diritto al voto - ha detto il produttore anche in seguito all'incontro con Napolitano - e, soprattutto, composta da molte persone che con il cinema hanno poco a che fare. Sia chiaro che amo molto questo premio - conclude Procacci - ma credo bisognerebbe trovare un criterio, come ad esempio in America, dove si entra a far parte dell'Academy dopo aver ottenuto almeno una nomination all'Oscar, o in Francia, dove per far parte della giuria bisogna aver preso parte alla realizzazione di un certo numero di film e, annualmente, si paga una cifra simbolica per ricevere tutti i film prodotti nel corso della stagione e poter così esprimere un giudizio più accurato". Interpellato sulla questione sollevata dal produttore, il presidente dell'Accademia Gian Luigi Rondi non si scompone: "Quando 55 anni fa Italo Gemini istituì il premio, l'idea fu proprio quella di ottenere sul cinema italiano un parere non solo dagli addetti ai lavori. L'ingresso in giuria è stato poi aperto a tutti i vincitori del David e, successivamente, sono stati assegnati altri 25 posti ad enti o associazioni. Per quello che riguarda le candidature di quest'anno - conclude Rondi - il notaio mi ha fatto sapere che hanno votato 1200 dei 1592 giurati: dispiace a me per primo dell'assenza di registi o film importanti (il riferimento è a Carlo Verdone e Pupi Avati, ndr), ma proprio questa assenza testimonia la grande vitalità del nostro cinema".